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Anno edizione: 2013
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L'autore nel narrare le vicende dell'imperatore-filosofo ha sempre un occhio rivolto al presente; il lettore viene stimolato a confrontare quel mondo di ieri con il mondo di oggi. Tra le altre cose mi ha fatto riflettere questa considerazione che l'autore fa dire all'imperatore: " Non farò mai nulla per indurre un credente a rinunciare il proprio dio, ma impedirò con tutti i miei poteri che un credente predichi contro le leggi dell'impero o contro altre fedi". Nel nostro mondo hanno prevalso le religioni monoteiste con tutto il loro seguito di guerre, di inquisizioni e, oggi, di decapitazioni, per fare prevalere la loro visione spirituale a scapito di altre. I romani, invece, accoglievano e rispettavano tutte le religioni, considerandole un arricchimento culturale; ponevano un solo limite: che rispettassero le leggi di Roma. Quando Marco Aurelio faceva leggi che toccavano gli interessi dei ricchi e dei potenti la madre ripeteva: " Se costoro protestano significa che siamo nel giusto". Più attuale di così si muore.
In questo romanzo, Giulio Castelli mostra un percorso tutto interiore. La figura di Marco Aurelio ne esce nitida sopratutto perché è il suo pensiero il protagonista del libro. Si direbbe che tutti gli accadimenti che lo circondano, e sono tanti, densi di imprese, anche belliche, che Marco Aurelio affronta di mala voglia, disturbino il suo pensare. Anche in questa circostanza Castelli è minuzioso nella ricostruzione dei fatti, della Storia, e colloca il suo imperatore in mezzo a un percorso che egli è costretto a vivere suo malgrado. Molto documentato, questo romanzo si rivolge a tutti, nonostante i contenuti tali da attirare gli studiosi. Bella anche la figura di Isidoro da Sifnos, che osserva i fatti dall'esterno, sottoponendo a revisione critica il diario dell'imperatore. L'influenza del pensiero greco nel mondo romano è ancora forte e la filosofia è il veicolo di questa trasmissione di civiltà. Libro di grande interesse, seppure molto diverso dalla trilogia che lo ha preceduto.
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