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Riscrivere una storia partendo dalla sua fine, da un epilogo che non dà giustizia a protagonisti sventurati o insoddisfatti del ruolo destinatogli. Questo hanno fatto Vittorio Salvati e Paola Cerana ne “Il diario segreto di Adamo&Eva”. In due sono intervenuti per “riparare” alla severità del creatore che se nell’eden troppo ha concesso, tanto dopo ha tolto. Probabilmente senza l’abile intervento dei due autori, avremmo continuato ad associare la nostra origine al lagnoso Adamo e ad una più lasciva e, effettivamente, trasgressiva Eva senza interessarci alla loro reale fine. Seguendo la formula tanto cara al Boccaccio, Salvati e Cerana raccontano di dieci amici, ognuno dei quali ricorda nel nome oltre che nelle caratteristiche i reali personaggi del Decamerone. A Dioneo, non soggetto nella raccolta boccacciana a rispettare il tema del giorno proprio per la sua spiccata genialità, spetta il compito di stabilire il tempo e le regole del gioco. È sempre lui, “impagabile animatore”, ad aver trovato il diario e agli altri compagni chiede di credere in quello che leggeranno perché Adamo e la sua consorte lo hanno scritto per questo “per vedere la correttezza della loro convinzione ed eventualmente che effetto poteva avere su quei pochi fantasiosi disposti a crederci”. I due avi approfitteranno di queste pagine per fare outing, per raccontare il primo accoppiamento, il primo tradimento, per narrare del primo moto di gelosia o del primo vaffanculo cosmico della storia umana. Non sono solo i due che coperti di foglie di fico inaugurano i libri di storia o di catechismo, Adamo ed Eva sono una coppia vissuta per secoli sull’orlo della crisi, sposi che non si sono scelti ma che si ameranno “fino al giorno in cui tutti saremo chiamati a rendere conto di ciò che abbiamo dato e ciò che abbiamo avuto”. Sino ad allora, però, potremmo trovarceli in fila alla posta, seduti al nostro fianco al cinema e ancora a sbirciarci per assistere alle conseguenze di quello che hanno combinato con il loro irresponsabile comportamento.
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