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Anno edizione: 2006
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È vero, il libro è un déjà vu. Ultimamente ha fortuna la letteratura autobiografica che racconta di quindicenni scaricate nell’età adulta, essenzialmente connotata da una sessualità esasperata. Ma se questo ci fa ritenere che tutto sia stato già detto, allora vuol dire che riteniamo l’animo umano, e quello femminile soprattutto, abbastanza piatto da essere descritto in maniera esaustiva. In verità, la letteratura di questo genere ha una vena inesauribile, essendo innumerevoli le personalità delle autrici. In particolare, leggendo questo diario, si partecipa con incredibile intensità alla crescita di una bambina, abusata, incompresa, non amata. Si scopre il suo talento e si gode del suo modo puro di guardare il modo. Sono ferite al lettore, quelle inferte sulla giovane protagonista. Il libro è popolato da adulti frivoli, immaturi, stupidi e crudeli. E poi ci sono Minnie e i suoi amici, angeli a cui hanno strappato le ali, che hanno chiuso in manicomio, che hanno segregato nei ghetti e abbandonati nel degrado urbano, ma che, nonostante tutto, sono gli unici ancora in cerca di amore.
Scusa Ale, ma che cosa vuol dire "viene da pensare che ci sia dell'autobiografico"? Il libro è proprio un diario, non ci sono finzioni narrative, e le pagine pubblicate in apertura e in chiusura del libro stesso lo confermano (vengono riprodotte alcune pagine originali del diario della giovane Phoebe Gloeckner, con i veri nomi di persona oscurati...): che cosa deve fare un'autrice per far capire che il suo libro è un diario, più che intitolare il libro stesso "Diario"?
Speravo meglio. Ne avevo letto bene, non ha confermato le promesse. E' un diario, niente di più e niente di meno. Pregevole per mostrare la faccia nascosta di una persona, il suo cercare di riconoscersi, le differenze fra il mondo interiore e quello esterno. Pregevole, poi, per come mostra lo sconquasso emotivo di una quindicenne. Però troppo stereotipico. Viene da pensare che ci sia dell'autobiografico, per molti indizi. L'opera letteraria è comunque troppo stereotipata.
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