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In Italia si viene a conoscenza di Kaspar Hauser attraverso un film di Herzog del 1974, "L'enigma di Kaspar Hauser". Lo stesso Febbraro specifica brevemente, chiosando il suo volume, che si interessa alla vicenda partendo dalla pellicola del regista tedesco. All'alba del 21 aprile 1811 sulla piazza centrale del borgo di Eisen, presso Ratisbona, viene trovato un uomo sui trent'anni, male andato e incapace di articolare parole e finanche gesti intellegibili. Venne affidato ad un signore locale che per quattro anni lo tenne con sé, dandogli il nome di K. H. e istruendolo quel tanto che gli riuscì di fare nel breve periodo che passarono assieme. Le carenze psico-intellettive di K. H. erano marcate ma con buona volontà e predisposizione (sia di K. che dell'uomo che lo adottò) i risultati raggiunti furono notevoli. Finché K. non fu assassinato, lungo una strada di campagna. Nel 1830 muore anche Franz Paul Webern, l'uomo che ebbe in affidamento K., e tra le carte del signor Webern vennero alla luce alcuni fogli scritti con grafia non appartenente a lui, semplici nella sintassi e un po' sgrammaticati. Si tratta per l'appunto del diario di K. H. che Paolo Febbraro ha delicatamente introdotto e tradotto in un piccolo ma intenso volume. Sono 60 pagine, che per lo più rasentano il silenzio - il silenzio della meditazione - nelle quali un uomo assolutamente slegato da qualsiasi legame culturale, privo di eredità logiche tenta di definire sé stesso e il mondo che lo circonda. Il processo di K. H. è quello della nominazione: egli assegna un nome alle proprie percezioni e alle cose, prova a determinare dentro sé cos'è Tempo e Spazio, Natura, il concetto di dimensione, di sogno. K. è indifeso, sensibile e infantile perché avviluppato nelle sue difficoltà psichiche, un essere invaso da tutta la bellezza del mondo e dalla carica emotiva di cui è capace un uomo, e tenta di trovare un senso e una misura a tutto ciò. «"Vieni a passeggiare Franz?" "Più tardi, Kaspar, sto leggendo". Chiedere se leggere è più di passeggiare.»
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