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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2012
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«Quando sei perso, guardati intorno. Dubita di tutto e cancellalo. Hai una sola certezza: tu sei lí. Lo sei perché c’è il tuo corpo e tu sei il tuo corpo. Il tuo corpo è lo spazio che hai attraversato, ma anche il tempo che ti ha reso ciò che sei.»
«Uno dei libri piú belli di Paul Auster, scritto con le mani in alto come di chi si arrende. In questo caso al mistero della vita e della morte. Soprattutto al mistero di se stessi» – Antonio D'Orrico, Corriere della Sera
Dalle prime memorie d’infanzia alla morte della madre, Diario d’inverno è il catalogo della vita di un uomo raccontato attraverso il suo corpo. In nessun altro libro Paul Auster era stato tanto spietato e dolce. Forse perché si tratta di arrivare alla verità, la piú nascosta, quella piú dolorosa, ma anche quella piú preziosa. La verità su se stessi.
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Una delusione. Il narratore si rivolge a un "tu" facilmente interpretabile quale espediente per non parlare in prima persona. Come lettore ho trovato ciò parecchio fastidioso, non per l'eventuale mancanza di coraggio nel dire "io", bensì perché contribuisce ad appesantire la fruizione del testo già piuttosto noioso di per sé. La narrazione dei contenuti mi è parsa abbastanza convenzionale e superficiale. Talvolta ho perfino avuto la sensazione di riscontrare una punta di autocompiacimento. Dov'è quindi finito lo scrittore di "L'invenzione della solitudine" ?
E molto interessante lo consiglio vivamente
Interessante romanzo breve di stampo autobiografico in cui Auster ripercorre le tappe della sua vita. Memorabile la sezione in cui ripercorre gli eventi attraverso le varie dimore abitate. Sconsigliato a chi non ha ancora letto nulla di Auster
Recensioni
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“Ogni volta che arrivi a un bivio il tuo corpo cede, perché il tuo corpo ha sempre saputo quello che la tua mente non sa, e benché scelga di cedere, sia per mononucleosi o per gastrite o per attacchi di panico, il tuo corpo ha sempre sostenuto in gran parte il peso delle tue paure e delle tue battaglie interiori, incassando i colpi a cui la tua mente non vuole o non può reggere.”
A sessantatré anni e undici mesi, mentre si addentra nell’inverno della sua vita, Paul Auster avverte l’inestinguibile bisogno di lanciare uno sguardo retrospettivo alla sua intera esistenza, passando il dito lungo le superfici del suo corpo e ripercorrendo così le diverse stagioni della crescita. Ideale prosecuzione di un dialogo intimo e personale con il lettore, già avviato ai tempi di L’invenzione della solitudine, Diario d’inverno schiude l’anima del suo autore, rivelando il significato nascosto di tutte le cicatrici che ne solcano il volto, “lettere dell’alfabeto segreto che racconta la storia di chi sei”. Perché ogni ferita sulla pelle è il segno di un impatto con il mondo, qualcosa che non doveva necessariamente accadere ma che invece è successa, determinando una concatenazione di eventi che è impossibile prevedere a priori ma anche valutare a posteriori.
Il corpo è quindi il grande protagonista dell’autobiografia di Paul Auster, un corpo ricoperto di cicatrici e di rughe, un corpo che ha conosciuto la sofferenza fisica e l’amore carnale, un corpo che ha avuto la sua dimora in ventuno edifici diversi (e l’autore li elenca tutti con dovizia di particolari), un corpo che non è soltanto il guscio dell’anima ma parte necessaria e fondamentale del nucleo più autentico di sé.
Con la sua voce calda e avvolgente Paul Auster fa ancora un po’ più spazio al lettore dentro il bacino della sua interiorità, ammettendolo al cospetto dei momenti più bui della sua vita e partecipando con lui di gioie e miserie dell’esistenza. Difficile riuscire a percepire un autore così umanamente vicino come lui. Paul, che racconta chi è ma forse, proprio attraverso la scrittura, trova l’occasione per guardare meglio se stesso, per addentrarsi con più decisione nell’insondabile ma affascinante mistero dell’io.
Grazia Coppola
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