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Per scrivere questo libro l’autore ha immaginato una conversazione fra un credente e uno scettico, e non un ateo perché questo, chiuso nella sua convinzione, non avrebbe posto domande, a differenza di un dubbioso il quale ha necessità di trovare un’adeguata e convincente risposta a tutti suoi quesiti. In una società come la nostra che del tutto inconsciamente - ormai sono più di due secoli che si comporta così – tende a cercare sotto l’aspetto sociale una contropartita a ciascuna sua prestazione, in pratica un costante do ut des, il discorso cristiano della gratuità, che dovrebbe essere alla base di ogni credente e ancor più di ogni sacerdote, può sembrare incomprensibile, per non essere definito addirittura totalmente utopistico. Però, l’autentico cristiano, deve potersi distinguere per questo concetto basilare della gratuità e del resto il Vangelo in proposito non è soggetto a interpretazioni contrastanti, anzi è chiaro ed è la risposta a qualsiasi domanda: chi crede deve dare senza contropartita, senza chiedere qualcosa in cambio. E’ evidente che il concetto si scontra con l’uso ormai radicato di trarre da qualsiasi propria prestazione il massimo vantaggio economico possibile. Ma perché deve essere gratuito il donare del cristiano? Perché in questo modo restituisce quanto Dio gli ha donato gratuitamente e questo dono della divinità trae origine dall’unico modo con cui può rapportarsi con gli uomini, dato che è impossibile, essendo solo l’amore, che faccia calcoli interessati. Pensate un attimo come sarebbe bello se ognuno di noi si donasse agli altri, i quali a loro volta si donerebbero a noi. Purtroppo però l’esperienza insegna che il Vangelo non è mai stato applicato nella sua integralità se non da pochissimi e quindi la gratuità è quella che possiamo definire una chimera. Il libro non è di facile comprensione e necessita di più riletture, però merita.
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