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Dialoghi di regime. La lingua del cinema degli anni trenta
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1997
1 settembre 1997
210 p.
9788883190995

Voce della critica


scheda di Quaglia, M., L'Indice 1998, n. 8

Nel volume sono confluite due ricerche: il lavoro di Valentina Ruffin promosso dall'Associazione "Atelier del cinema italiano" di Milano, volto a studiare il parlato del cinema italiano degli anni trenta, e la tesi di laurea di Patrizia D'Agostino sulla lingua delle commedie. Occorre però sottolineare come lo studio non rappresenti che il risultato parziale di un ben più ampio progetto di esplorazione sistematica del cinema italiano a carattere sociolinguistico e storico-antropologico condotto dalla cattedra di Storia e critica del cinema dell'Università di Padova. Le due ricercatrici, nell'intento di avviare una prima ricognizione del parlato cinematografico italiano di epoca fascista (1930-1945), hanno analizzato un corpus di circa duecentoquaranta film, corrispondente a oltre un terzo dei titoli distribuiti in quegli anni. Lavorando direttamente sui testi filmici, ne hanno trascritto dialoghi e battute - operazione già di per se stessa importante, in quanto nessuna sceneggiatura di questo periodo è mai stata pubblicata - e, ben consapevoli che la vastità dei materiali affrontati e il carattere pionieristico del loro intervento non consentono l'approdo a risultati definitivi e impediscono l'esaurimento di tutti gli argomenti toccati, hanno deciso di fornire in appendice i dati minuti emersi dall'indagine, presupposti fondamentali per ulteriori approfondimenti, integrazioni e correzioni. Scopo della ricerca non è tanto quello di esplorare il contributo del cinema alla formazione di un modello standard di lingua parlata, quanto invece la constatazione della presenza di una serie di forze centrifughe, in direzione dialettale e di lingue straniere, che rendono il sistema linguistico dello schermo assai più complesso e imprevedibile di quanto si pensi. In un momento storico in cui domina l'idea dell'autarchia linguistica il cinema è infatti in controtendenza, in quanto testimonia continuamente della varietà dei dialetti e delle parlate regionali e della pressione su una lingua nazionale in via di formazione di parole che vengono dall'estero.

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