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L’interesse per le aritmie deriva dall’ampia diffusione del fenomeno. Di fronte ai progressi tecnologici, il medico deve tuttavia continuare a dare risalto alla valutazione clinica del malato, evitando un approccio “elettrico” dei fenomeni aritmici. Un altro aspetto di notevole rilevanza clinica del malato con un’aritmia e’ la stima del rischio di eventi gravi poiche’ le aritmie hanno un significato prognostico molto variabile, che va dalla completa benignita’ (aritmie sopraventricolari a cuore sano) fino al rischio elevato di morte improvvisa nei pazienti con tachicardia ventricolare e disfunzione contrattile. In specifiche condizioni e in particolare in corso di aritmia acuta, un corretto trattamento non puo’ prescindere dal ricorso ai farmaci. Piu’ problematica e’ l’impostazione della terapia farmacologica ottimale in cronico, preventiva di eventi maggiori fino all’arresto cardiaco. Il perfezionamento tecnologico dei defribillatori impiantabili ha reso disponibili modelli delle dimensioni di un comune pacemaker, in grado di trattarela tachicardia ventricolare con sistemi di pacing anti-tachicardico e la fibrillazione ventricolare con shock elettrico. E’ ormai indiscussa l’utilita’ dell’ablazione endocavitaria con radiofrequenza che permette di eliminare il focus aritmogeno in pazienti accuratamente selelzionati sulla base di rigorosi criteri clinici: essa ha radicalmente modificato l’approccio clinico-terapeutico al paziente aritmico.
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