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Anno edizione: 2018
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Non lasciatevi ingannare dal titolo o dalla sinossi. Un libro in cui gli addetti ai lavori troveranno tesori ma in cui chiunque può raccogliere spunti di riflessione importanti. Tutti prima o poi ricevono una diagnosi, e Lingiardi, proponendo una riflessione dettagliata e accademica sul tema, da la possibilità di pensare a come questa entra a far parte della nostra vita.
Un saggio utile agli addetti ai lavori (medici e psichiatri) per ricordare loro che la diagnosi rimane l’obiettivo di tutta la clinica, che si chiama così perchè mai deve o può prescindere dal contatto del medico col paziente (dal greco: clinico cioè ‘chinato’ sul paziente, con l’intento di visitarlo), sostituito da esami strumentali o di laboratorio che svolgono certo un ruolo utile, ma ancillare alla clinica. La diagnosi è 'sofferta' non solo dal paziente ma anche dal medico, chiamato a una responsabilità enorme, per le ripercussioni inevitabili fisiche, ma anche psichiche sul paziente, ad essa correlate (da cui il titolo del libro). La diagnosi deve essere sempre ‘idiografica’ ( che riguarda il medico, sul singolo paziente), anche se guidata ovviamente dalla diagnosi ‘nomotetica’ ( che riguarda le categorie di pazienti, oggetto di attenzione soprattutto del ricercatore, dell’accademico). Ma il libro è rivolto e accessibile a tutti, per spazzar via i pregiudizi, le fake news che abbondano in questa società fluida martellata da media non sempre affidabili. Pertanto la diagnosi non è una sentenza e tanto meno una metafora di colpe o punizioni (citata in proposito ripetutamente Susan Sontag, antesignana nel denunciare l’interpretazione di malattia intesa come castigo). E ancora, su citazione del microbiologo Burioni : “In campo scientifico ha diritto dii parola solo chi ha studiato e non il cittadino comune. La scienza non è democratica.’’ Molti contenuti, tanta esperienza e buon senso, in queste pagine.
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