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Il dhamma della foresta. Vita col maestro Chah - Paul Breiter - copertina
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Descrizione


Cosa significa per un occidentale cresciuto negli ideali della libertà e dell'individualismo lasciarsi tutto dietro le spalle e 'sedersi ai piedi del maestro' tra zanzare, serpenti e un caldo insopportabile? Per di più, non un maestro qualunque, paterno, amorevole e soprattutto felice delle profonde aspirazioni 'spirituali' dei suoi discepoli, ma un uomo come Achaan Chah, che passa senza alcun motivo apparente dalle lodi alle critiche più spietate, condendo il tutto con un terribile e sferzante umorismo? In questo ritratto vivo e appassionato del suo maestro, Paul Breiter ci offre anche un vero e proprio affresco della realtà del mondo religioso orientale, ormai da tempo assediato dall'inarrestabile progresso dell'occidentalizzazione.
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Dettagli

1991
29 novembre 1991
180 p., Brossura
9788834010440

Voce della critica

SUMEDHO, ACHAAN, Lasciar andare il fuoco, Ubaldini, 1992
BREITER, PAUL, Il dhamma della foresta. Vita col maestro Chah, Ubaldini, 1991
scheda di Comba, A., L'Indice 1993, n. 4

Abbiamo già parlato su queste pagine del maestro buddhista thailandese Achaan Chah ("L'Indice", n. 9, 1990, p.V). Ubaldini ha finora pubblicato due volumi dei suoi insegnamenti raccolti dai discepoli ("I maestri della foresta", 1989; "Il sapore della libertà", 1990) e un libro del primo abate occidentale di questa tradizione theravada, l'americano Achaan Sumedho, al secolo Robert Jackman ("La mente silenziosa. Discorsi e dialoghi di un maestro theravada occidentale", 1990). A questa serie, che vale la pena collezionare, si aggiungono ora queste due pubblicazioni che ci danno un'idea assai vivida di come il duro training monastico thailandese possa essere vissuto dagli occidentali, e quali frutti possa infine produrre.
Il libro di Paul Breiter è uno spiritoso diario della sua esperienza di monaco dal 1970 al 1977. "Alcuni giudizi e descrizioni possono apparire irrispettosi, ma penso sia giusto dire che Achaan Chah era spesso deluso dalle persone, me compreso (forse un maestro va obbligatoriamente incontro alla delusione, perché la maggior parte dei discepoli non riuscirà mai a praticare nel suo stesso modo)", afferma Breiter in una breve prefazione intitolata "A mia non discolpa". Da tali parole si intuisce qual è il tortuoso filo conduttore di questo libro: l'amore-odio per Achaan Chah, un maestro talmente compassionevole che non si stancava mai di prendere in giro i suoi allievi, di sbugiardarli e di metterli di fronte a se stessi. Ecco, per esempio, una similitudine usata dal maestro per descrivere l'inquietudine del discepolo sempre insoddisfatto: "Varapanyo [nome monastico di Breiter] è come un cane con una piaga sulla testa. Sapete cos'è una piaga? II cane si accuccia per riposare e le mosche si posano a mangiare nella piaga, allora si alza e cerca un altro posto, si accuccia di nuovo e altre mosche avvertono la piaga e vi si posano per mangiare. Si sposta un 'altra volta ma le mosche lo acchiappano sempre, per via della piaga". La piaga dell'irrequietezza conduce infine Breiter fuori dal monastero: lo attende la psicosi della società americana, la buffa gente laica con la testa sempre piena di preoccupazioni.
Diversamente da Breiter, Achaan Sumedho non lascia la veste monacale. Una persona in grado di meditare con il corpo coperto di api non si scoraggia così facilmente. La pazienza vacilla solo di fronte agli aggressivi novizi occidentali e alle loro domande, al punto da indurre Sumedho a fuggire su un'isola deserta. "Mi ero appena ben sistemato per trascorrere il ritiro delle piogge in quella situazione idilliaca, quando mi ferii il piede destro e mi si sviluppò una grave infezione". L'attaccamento al desiderio di tranquillità è un rischio che si presenta frequentemente nella stressante esperienza quotidiana. Ma il fuoco del desiderio brucia la mano dell'incauto che tenta di afferrarlo. E per questo che occorre lasciar andare il fuoco, dice Sumedho.

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