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Libello di appena 59 pagine, ma densissime. Dalla nota del curatore: "[...] affinché si realizzi la società divino-umana e unitotale nella "libera teocrazia" di Solov'ev, è necessaria una ferma opposizione a qualsiasi subordinazione e dipendenza strutturale nei rapporti tra Stato e Chiesa. Insistendo sul carattere ultraterreno dell'origine del potere secolare, il filosofo russo invoca l'emancipazione della religione dall'autorità politica, perché non sia serva né succedanea dello Stato, ma agisca in completa autonomia e indipendenza. Lo Stato deve rimettersi nelle mani della Chiesa universale, diventare teocrazia e realizzare quindi il Regno dei Mille Anni come preludio al futuro Regno di Dio". E più avanti si aggiunge: "Tuttavia, il progetto teocratico di Solov'ev, dapprima respinto dai detrattori come "utopia fantastica", fu in seguito rigettato dallo stesso autore che lo definì "il Leviatano teocratico" con cui aveva perso i migliori anni dei suoi studi appassionati". Ho letto con interesse le riflessioni dell'autore russo sull'Islam (pag. 23-24), sul protestantesimo (pag. 27-31), sulle cause del " declino del pensiero cristiano" (pag. 34) e la sua idea di teocrazia quale rimedio (pag. 35-36). Inoltre mi piace qui riportare che per Solov'ev "soltanto il cattolicesimo rappresenta l'indipendenza assoluta del potere ecclesiastico nei confronti dello Stato e della società" e come fosse convinto che qualsiasi Chiesa "nazionale" era destinata a divenire "Chiesa di Stato". Egli auspicava la riconciliazione tra il Papa e lo Zar, la riunificazione tra cattolicesimo e ortodossia e vedeva nel popolo polacco questa missione di mediazione. Il libro si chiude con una critica sul sistema economico dell'epoca. Ne consiglio la lettura a chi sia interessato ai rapporti tra "Trono e Altare", al problema dei rapporti Stato-Chiesa e alle idee di questo originale pensatore.
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