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Un breve e incalzante scambio epistolare che ricostruisce la metamorfosi distruttiva di uno spirito aperto e liberale nel quale si insinuano e trovano terreno fertile le idee aberranti sulla superiorità della razza, l’esaltazione del male assoluto, cieco e orrendo nella sua radice banale. In pochissime pagine ci si sente schiacciati dalla forza illogica del fanatismo che travolge e annulla una vita di affetti e relazioni basate sull’amicizia, la fiducia, il rispetto, il riconoscersi uomini gli uni con gli altri. Si avverte il senso di perdita di riferimenti che fino a ieri arricchivano la vita, la vertigine di trovarsi improvvisamente un mondo ostile che non darà tregua; il senso di un tradimento insanabile che ci spoglia della dignità.
Martin e Max sono due amici di vecchia data, che gestiscono una galleria a San Francisco. È il 1932 e Max decide di tornare in patria con la famiglia, ma il periodo storico è difficile: Hitler sta conquistando il potere e diffondendo la sua azzardata, pericolosa e terribile teoria sull'esistenza della razza ariana, superiore a tutte le altre. Parole come "contaminazione" e "purezza" si fanno strada nelle menti di milioni di persone e la follia prende il sopravvento sulla ragionevolezza. Tra Max e Martin inizia una fitta corrispondenza, finché qualcosa cambia: per Martin improvvisamente gli ebrei diventano "il capro espiatorio universale", persone che sanno solo lamentarsi, ma "mai abbastanza audaci da combattere" e Hitler "una spada sguainata, una luce accecante, ma calda come il sole di un nuovo giorno". Max dapprima è incredulo, poi escogita una sottile vendetta. Un racconto scritto sotto forma di epistola, che risulta assolutamente spiazzante per il lettore. Breve, ma decisamente ammaliante e coinvolgente. In queste epistole c'è tutto: orrore, follia umana, dubbio, presa di coscienza, odio e vendetta
Un libro che è un piccolo gioiello, scritto nel 1938 e, dopo un lungo silenzio, viene riscoperto dopo la morte dell'autrice (1996), guadagnando il meritato successo. Un brevissimo e intenso romanzo epistolare, con un finale spiazzante, che analizza le motivazioni che hanno favorito l'ascesa di Hitler in Germania e/profetizza che, con straordinaria lucidità, profetizza quella che sarà l'immane tragedia della Shoah. "L'ebreo è il capro espiatorio universale. Se è così un motivo ci sarà, e non è certo la vecchia superstizione che considera gli ebrei come <carnefici di Cristo> a renderli indegni di fiducia." "Gli uomini che contano sono soltanto coloro che agiscono. E qui, in Germania, è salito al potere un uomo d'azione. Un uomo pieno di energia, che cambierà le cose."
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