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Ho visto questo film almeno due volte e mi colpisce sempre. È un pugno allo stomaco per noi occidentali che abbiamo un tal rifiuto della morte da spingerci persino a fingere che non esista. La civiltà post-cristiana, cancellando ogni rito comunitario (tra cui quelli funebri), ha finito per relegare la morte a un fatto strettamente privato, una dolorosa (e fastidiosa) pratica da archiviare prima possibile. Su questo tema vi invito alla lettura di tre testi: i primi due, assai brevi, sono del filosofo Byung-Chul Han: “La scomparsa dei riti” (Nottetempo, 2021) e "La società senza dolore" (Einaudi, 2021); il terzo è il famoso saggio dello storico Philippe Ariès, “La morte in Occidente” (Rizzoli, 1998), nel quale si spiega bene come nella nostra società la morte sia ormai “proibita”. Eppure, come si afferma in questo film, “non c’è niente di più normale della morte” ed io sono convito che occorra tornare a portare i nostri bambini ai funerali dei nonni, tornare a considerare la morte come parte della stessa vita. L’aver cancellato la morte ha procurato enormi danni psicologici, non ha fatto altro che creare individui fragili e impreparati all’ineluttabilità di essa. Inoltre, la nostra civiltà contemporanea ha un rapporto contradditorio col corpo: da una parte lo idolatriamo, dall’altra lo disprezziamo profondamente come novelli catari intrisi di pensiero gnostico. L’Oriente, attraverso figure come quella del tanatoesteta descritta in questa pellicola, riesce ancora a dare la necessaria importanza alla ritualità e ad accompagnare i defunti nel viaggio verso l’aldilà, nella profonda convinzione che “la morte è un cancello” e con essa “non finisce niente”. Altro tema del film è quello dell’incomunicabilità (in questo caso tra padre e figlio) che attraverso la metafora dei sassi è descritta in modo assai poetico e commovente dal regista Takita. È un film che merita di essere acquistato.
Departures del regista giapponese Yojiro Takita e' un film sublime , senza dubbio la miglior pellicola dell' anno 2010 e il suo oscar per il miglior film straniero e' strameritato. E' la storia di Daigo , giovane violencillista, che perso il lavoro nell'orchestra della sua citta', decide di tornare nel paese natio con la propria ragazza. Trova lavoro presso il signor Nokanshi, un maestro dei preparativi per l'ultimo viaggio.Il tanatoesteta e' colui che trucca, lava e veste il defunto tramite una rituale e silenziosa cerimonia. Dei bravissimi attori , una regia delicatissima , una poetica colonna sonora e il saper trattare un argomento cosi' difficile con tale bravura , rendono la pellicola di Takita un vero capolavoro. Molto spesso e' proprio grazie ad alcuni registi asiatici che possiamo intrattenerci con film che sono pura poesia. i vari Kim Ki Duk , Wong kar Wai , il primo Kitano ci hanno regalato le migliori pellicole degll'ultimo decennio cinematografico. Nonostante questo, negli ultimi anni , la distribuzione del cineoriente e' declinata o mal distribuita. la conferma avviene con questo incredibile film del 2008 , arrivato in italia con 2 anni di ritardo grazie ad una piccola distribuzione . Grazie Tucker film , per non averci privato di un simile capolavoro. Voto : 9
Un film da altri mondi. Violoncellista in orchestra giapponese che deve sciogliersi, trova un nuovo lavoro segreto come persona che " accompagna alla partenza" preparando le salme all'ultimo addio. Un lavoro serio e sacro ai giapponesi che assistono a questa ultima cerimonia come a un estremo atto di omaggio al defunto. Il violoncellista trova in questa esperienza la sua vera vocazione artistica. Oscar 2009 film straniero.
Recensioni
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