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Anno edizione: 2016
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L’autore di idee socialiste, nel 1907 si convertì al cristianesimo. In questo saggio, pubblicato nel 1913, l’autore si oppone a quelle politiche che “inducono gli operai a vivere il ‘denaro’ come il loro unico ideale”, anziché “resistere al dominio del denaro” rischiano di “farsi borghesi”, una borghesia, quella attuale, che non ha nulla da spartire con l’antica borghesia che “si è trasformata in una borghesia squallida, una borghesia del denaro. E gli operai ormai hanno un’idea soltanto: farsi borghesi. Anche se magari dicono di volere diventare socialisti”. In tal modo essi hanno perso, a favore del ‘denaro’, l’orgoglio del lavoro “ben fatto”: “Abbiamo conosciuto l’accuratezza, spinta sino alla perfezione, compatta nell’insieme, compatta nel più minuto dettaglio. Abbiamo conosciuto questo culto del lavoro ‘ben fatto’, perseguito e coltivato sino allo scrupolo estremo. Ho veduto, durante la mia infanzia, impagliare seggiole, con lo stesso identico spirito, e con il medesimo cuore, con i quali quel popolo aveva scolpito le cattedrali”. Ora al culto del lavoro va sostituendosi quello del denaro ed “è stata la borghesia capitalistica che ha infettato il popolo di spirito borghese e capitalista”. Più avanti l’autore scrive: “Il denaro è altamente rispettabile, non lo si dirà mai abbastanza, non è affatto disonorante quando è il prezzo del pane quotidiano, è salario, la retribuzione, la paga, quando in sostanza è il trattamento economico.”
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