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Ex partigiano, membro del Pci fino al 1956, poi portavoce del governo Craxi e giornalista del Tg2, Antonio Ghirelli si è dato negli ultimi anni alla stesura di saggi divulgativi. Qui analizza le principali tappe della storia della Dc. In avvio, segnala i contrasti fra i primi embrioni d'un partito cattolico e la Chiesa (Murri, i modernisti, don Sturzo). È tuttavia Paolo VI, in gioventù figura-chiave dell'Azione cattolica sotto il fascismo, ad aprire la rassegna. Tocca in seguito a De Gasperi, Fanfani, i dorotei, Moro, Cossiga e altri. Se però il libro appare di gradevole lettura, benché poco lineare sul piano cronologico, va detto che il taglio scelto è molto personale: nel venerato Andreotti, l'autore individua infatti "un Tayllerand cattolico", pronto ad assecondare senza patemi d'animo i meccanismi di quel voto di scambio che "scandalizzerà i moralisti degli anni Novanta", e ad accettare remissivamente le trame criminose degli alleati siciliani; la vibrante esortazione che Pasolini trent'anni fa rivolse all'opinione pubblica nazionale affinché mettesse sotto processo la classe dirigente in blocco è definita "una fantasia delirante" che avrebbe ispirato sia le Brigate rosse, sia la "miscela di indignazione morale e irrazionalità" di Mani pulite (e sull'operato del pool milanese viene dato ampio spazio alle elucubrazioni dietrologiche di Cossiga); si considerano i comunicati Br precursori diretti della critica al capitalismo formulata dal Movimento di Porto Alegre. Ghirelli costruisce insomma una storia della cosiddetta Prima Repubblica da protagonista e non da storico. Al suo contributo non si può dunque negare un indubbio valore di testimonianza.
Daniele Rocca
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