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L'autore unisce opportunamente nel titolo due universi tematici tra i più frequentati negli ultimi tempi, ma in forma separata, rispettivamente, dalla letteratura politologica e da quella economica. Opportunamente perché sarebbe bene, invece, che gli uni e gli altri studiosi dialogassero fra loro. Come suggerisce, indirettamente, il teorico politico John Dunn nel suo Il mito degli uguali (Università Bocconi, 2006), in un'analisi dinamica della democrazia non si può prescindere dall'esame delle sue concrete modalità di esercizio e del peso esercitato su di esse dai potentati economici. Ripercorrendo in quest'ottica, con uno sguardo al secolo della politica novecentesco e ai suoi tentativi di imbrigliare la "distruzione creatrice", la "vertigine finanziaria" degli anni più recenti, Casiccia fornisce una stimolante caratterizzazione dell'attuale democrazia. Per riprendere la formula usata da Bush jr quale sintesi del proprio programma di politica interna alle ultime elezioni, essa può definirsi come un'emergente "società proprietaria". Ovvero, una società che tende a esaltare i soli diritti proprietari, che si riducono poi, per la gran massa degli azionisti, a porzioni minime di rendita finanziaria gestite da spregiudicati specialisti. Che fare, si chiede l'autore nelle conclusioni? E rilancia con due possibili prospettive: un ritorno a meccanismi di governo pubblico o uno sviluppo di forme di democrazia associativa. Dove una società come l'attuale possa trarre le risorse per entrambe, ma soprattutto per la seconda di tali prospettive, resta la grande sfida sul tappeto.
Ferdinando Fasce
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