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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2023
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Il capolavoro di Eugen Bleuler, considerato il più importante psichiatra dell’epoca contemporanea è Dementia praecox o il gruppo delle schizofrenie pubblicato per la prima volta nel 1911. L’opera che se molti aspetti è obsoleta in quanto dopo più di un secolo molti studi sono andati oltre questa fondamentale ricerca, rappresenta uno dei capisaldi del pensiero psichiatrico internazionale. Già l’abbandono del termine kraepeliniano di dementia preacox per quello attualmente in uso di «schizofrenia» non costituisce soltanto una innovazione lessicale ma una precisazione nosologica. Questa patologia, la più grave, invalidante, con andamento cronico e disfunzionale per il paziente dal punto di vista lavorativo e sociale, viene minuziosamente analizzata dallo psichiatra svizzero a partire dai malati ricoverati nella clinica Burghözli, di cui era direttore e annoverava tra i suoi collaboratori Jung. Da un punto di vista strettamente sintomatico la schizofrenia osservata da Bleuler è caratterizzata principalmente da allucinazioni, idee deliranti, eloquio disorganizzato, ritiro «autistico» in sé stessi e dall’affettività, con conseguente distacco dalla realtà e dall’ambiente circostanti. E’ importante notare come lo psichiatra di Zolikon nel suo studio si avvalse delle scoperte del coevo Freud e della psicoanalisi per dare un’impostazione teorica delle cause di questa psicosi, concepita come un processo della disintegrazione dell’Io e delle parti che lo compongono (Es, Super-Io), scissione che nelle nevrosi è assente. Se la schizofrenia ancora oggi, nell’epoca delle neuroscienze e degli antipsicotici, ha cause biologiche non del tutto chiare, da un punto di vista fenomenologico, con le riflessioni di Binswanger e Minkowski, dove con la predominanza il concetto di essere-nel-mondo heideggeriano si è riusciti a travalicare certo organicismo. Il pensiero bleuleriano può essere d’integrazione ai vari DSM i cui autori hanno provati interessi economici con l’industria farmaceutica.
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