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Anno edizione: 2001
Anno edizione: 2001
Anno edizione: 2003
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nel genere avventuroso storico è un buon libro. l'autore scrive benissimo, lo conosco bene e ne apprezzo l'eclettismo. lo consiglio
E' stato primo libro di G. Leonardi che ho letto. Non vorrei contraddire alla recessione che mi precede, ma il libro non mi e' piaciuto per niente. Sono una grande amante dei libri, quelli che sono ambientati nell'epoca storica, dove c'erano i personaggi davvero esistenti. Purtroppo questo libro l'ho trovato prolisso e poco intrigante. Nonostante che la trama era basata su una spay- story, tante descrizioni inutili lo hanno appesantito molto, rendendo la lettura poco godibile. Sconsigliato.
Una spy story, definito dal prof. Cardini un "giallo-nero", «una bella storia dove c'entrano dei briganti, l'Appennino pistoiese, una palla, un gatto...»; quale filo rosso lega nell'aprile 1776 i coloni americani in rivolta contro il proprio legittimo re in nome della libertà e «l'apparentemente idilliaca Toscana» del granduca Pietro Leopoldo «che vista con occhi innocenti sembrava proprio il Regno d'Utopia»(p.75)? Un filo rosso tracciato dal sangue di una orribile mattanza che «pareva l'opera del demonio in persona»(p.135), dalle montagne del pistoiese a Firenze. Da una nuova strada, che doveva essere «il futuro del commercio, del libero scambio d'idee» e «segno tangibile di un Mondo Nuovo che sta nascendo sotto i nostri occhi»(p.127), Leonardo Gori fa dipanare un romanzo davvero coinvolgente e dal ritmo incalzante, che non cala mai e che ti trascina con forza pagina dopo pagina, colpo di scena dopo colpo di scena, originale storia in cui nulla è mai veramente come sembra. Ma... vi è del "troppo"! Il primo e più fastidioso: l'estenuante uso della metonimia «legno» ad indicare imbarcazioni, carrozze, mobili... Poi «le spie. Ecco il vero problema. Ce ne sono troppe»(p.136): la storia narrata è «affetta da una straordinaria proliferazione di spie ed eversori»(p.75); «Troppo dispendio di risorse, troppo sangue, troppa metodicità in quell'orrore. E troppe coincidenze, anche in seguito»(p.276). L'autore si è "rigorosamente documentato": il minimo per chi si voglia avventurare nel romanzo storico. Ma di questa "rigorosa documentazione" cosa resta? Dotte citazioni dalla Costituzione toscana. Basta. I personaggi storici reali sono ben pochi, oltremodo sopra le righe della credibilità: Pietro Leopoldo è un po' MacGyver, un po' Hercule Poirot con le sue "celluline grigie", Thomas Jefferson, Benjamin Franklin, Filippo Mazzei... trovano spazio solo come citazioni. Solo ed unicamente personaggi inventati. Peccato. «Un mondo nuovo sta bussando alle porte»(p.27); ma sarà migliore?
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