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Edito da Mimesis, Del desiderio e del godimento è il nostro taxi speciale dritto al cuore di uno dei capolavori del nostro tempo. Il sottotitolo recita “viaggio al termine dell’ideologia ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino.” L’esplicita citazione di Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline si rifà ovviamente alla stessa scelta da Paolo Sorrentino in apertura del suo film vincitore del Premio Oscar. Il saggio di Guido Mori, docente di montaggio e autore di articoli e saggi sul mondo del cinema, cita fra le prime pagine Hanno tutti ragione (il romanzo del 2010 di Paolo Sorrentino incentrato sulla figura di Tony Pagoda) e prende le mosse dall’analisi filmica di stampo lacaniano. Non a caso il desiderio e il godimento sono due termini chiave del pensiero dello psichiatra, psicanalista e filosofo Jacques Lacan. Il desiderio (teso verso l’Altro) e il godimento sono i due poli fra cui oscilla ciascuno di noi. Inquadrate e illustrate le triplici correlazioni di Reale, Simbolico e Immaginario, lo studio fa un passo avanti con le teorie di analisi del film che si confrontano con la topica postmoderna (François Lyotard e poi David Bordwell e Noël Carroll). A esempio l’affermarsi nel cinema recente di personaggi cinici (la politica del godimento in Slavoj Žižek). Nel calderone di Jep Gambardella finiscono dunque gli antieroi di The Wolf of Wall Street, Spring Breakers, Bling Ring, Nymphmaniac e Le capital. Personaggi fieramente cinici e privi di un approfondimento psicologico perché il mondo superficiale e vacuo che li esalta non ne ha bisogno. Non è una novità che il capolavoro di Sorrentino sia stato più volte paragonato al capolavoro di Federico Fellini uscito sessant’anni prima e che ha ritratto meglio di ogni altro l’entrata italiana nel mondo consumistico...
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