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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2013
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Come molti, avevo letto qualche novella del "Decameron" a scuola e tante volte in seguito mi è venuta voglia di leggerlo per intero. Ora, finalmente, ho trovato sia il tempo, sia la voglia di farlo. Capire il dialetto fiorentino del '300 è arduo e di fatto senza le schede introduttive e le note a piè di pagina il testo risulterebbe pressoché incomprensibile La lettura, inoltre, è resa difficoltosa a causa del ridottissimo spessore delle pagine. E' giustamente considerato un classico della letteratura medievale, però non sono d'accordo con i critici nel considerarlo un capolavoro solo perché rappresenta un unicum nel suo genere. Infine, va sfatato il mito del libro proibito, infatti su un totale di cento novelle, quelle "piccanti" sono solo una ventina. Consigliato solo a coloro cui piace il genere.
Molto curioso!
«Comincia il libro chiamato Decameron, cognominato Prencipe Galeotto, nel quale si contengono Cento Novelle, in dieci dì dette da sette donne e da tre giovani uomini». Con la sua raccolta di «cento novelle, o favole o parabole o istorie» (I: Proemio, 13) Boccaccio libera la forma della narratio brevis medievale dal suo precipuo carattere episodico e disorganico e innalza la novella al rango di nuovo strumento per una interpretazione unitaria e totale dell’uomo e del mondo. Superando la confusa tradizione romanza precedente (biografie agiografiche dei santi; vidas dei trovatori; aneddotica cronachistica; fabliaux; lais; exempla edificanti; favole con animali, spicciolate; cantari toscani; odeporica) e attingendo in parte ad altri esempi di raccolte, il Certaldese cesella quella prosa volgare, costruita su un lessico plurilingue ed una sintassi raffinata, avvolgente e flessuosa, fatta di periodi ampi e modulati ed esemplata sugli schemi della prosa latina antica, che, indicata come modello dal Bembo, fungerà da ideale prototipo per la migliore tradizione letteraria dei secoli successivi e che vale ancora oggi ad elevare l’autore all’indiscussa dignità di autentico fondatore di una narrativa italiana volgare dotata di una propria autonoma fisionomia. Con la sua raccolta di storie strutturata su tre livelli (autore; cornice; novelle), in una dimensione macrotestuale – che costituisce parte integrante del significato –, Boccaccio scandaglia alcuni temi nodali della vita personale e sociale (amore, ingegno, fortuna, motto di spirito, magnificenza e liberalità, viaggio e peripezia, beffa) contemperando e fondendo valori diversi e celebrando una vera “epopea dei mercanti”. L’edizione Bur curata da Amedeo Quondam, Maurizio Fiorilla e Giancarlo Alfano si sviluppa, a differenza di quella Einaudi a cura di Vittore Branca, in un unico volume fissato sull’autografo Hamilton 90 e su: Parigino Italiano 482, Laurenziano 42 1, Magliabechiano II II 8 e Vitali 26. Ottimo e consigliato.
Recensioni
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