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Racconto molto ricco che forse avrebbe potuto essere più sintetico in alcune parti.
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Ancor più dura di quanto si potesse immaginare, l'esistenza di Willelm de Kooning, olandese di Rotterdam, che da artista commerciale, d'insegne e vetrine, divenne, a New York, protagonista acclamato dell'espressionismo astratto, è raccontata in quest'ampia biografia in tutta la sua estensione. Giovandosi di una incredibile messe di documenti e testimonianze (giustamente registrati in calce al libro), i due autori ricostruiscono la trama biografica attraversando al contempo un pezzo importante della cultura artistica statunitense: la crisi economica della fine degli anni venti, vissuta dagli artisti tra grandi sofferenze e generosi contributi pubblici; lo sbarco a New York, negli anni di guerra, del gruppo surrealista, la cui ingombrante presenza indusse gli americani a emanciparsi dalla tradizione moderna europea; la successiva affermazione della prima generazione di artisti made in Usa, capitanata da Jackson Pollock. In un quadro dominato da forti individualità, fu proprio de Kooning a contendere il primato all'inventore del dripping, in un rapporto intenso, fatto di amicizia e di rivalità, che si chiuse con la drammatica morte di Pollock. Un capitolo fondamentale riguarda l'esecuzione di Woman I, opera cruciale, che impegnò de Kooning per due anni. Stevens e Swan opportunamente descrivono le vicende di questo dipinto, sottolineando la resistenza, al suo interno, dell'idea di figura, che era invece stata annullata dall'all over di Pollock. Nel 1951, al cuore del tormentato periodo di lavorazione di Woman I, de Kooning aveva del resto confessato l'impossibilità di abbandonare la misura umana, con parole che valgono a spiegare gran parte del suo lavoro: "Se allungo le braccia vicino al resto di me e mi chiedo dove sono le mie dita, ecco, quello è lo spazio di cui ho bisogno per dipingere".
Mattia Patti
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