L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2005
Promo attive (1)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Nel suo ultimo saggio, Jean Clair interpreta alcune tendenze specifiche dell’arte contemporanea che hanno come comune denominatore, “la desacralizzazione del corpo, lo svilimento delle sue funzioni e delle sue forme visibili”, con categorie attinte dalla teologia. Il sottotitolo dell’opera, “Apofatismo e apocatastasi nell’arte di oggi”, impiega due termini propri del vocabolario teologico. L’apofatismo rimanda alla teologia negativa di Dionigi l’Aeropagita, all’impossibilità di attribuire a Dio predicati che attingono alla sfera umana. Essendo Dio totalmente altro dall’uomo di esso si può soltanto dire ciò che non è. Come esito ultimo l’apofatismo rinvia al silenzio. L’apocatastasi, prevede, alla fine dei tempi, la restaurazione di tutto il reale, compreso il male, in seno alla divinità. Per Jean Clair l’estetica del disgusto e dello stercorario che impregna buona parte dell’arte contemporanea (i fratelli Chapman, Louise Bourgeois, Ron Mueck, David Nebreda ecc.) sarebbe apofatica in quanto “Non c’è niente da pensare, niente da dire della merda. Ci sarebbe dunque un’incomprensibilità dell’essenza dell’orrore così come c’è un’incomprensibilità dell’essenza di Dio”, e apocatastatica in quanto l’esibizione del ripugnante e del fecale avrebbe una connotazione essenzialmente esibizionistico- edonistica, prova che essa non si interroga più sulla natura intimamente tragica del male, ma lo interpreta come un semplice passaggio nel trionfo del bene finale. La tesi di Clair è letterariamente e filosoficamente raffinata ma è troppo lambiccata e baroccheggiante per essere realmente persuasiva. Manca di un punto d’appoggio teorico solido sul quale si possa convenire o dissentire argomentativamente. Rinviare la “banalità del male” nella sua forma odierna di consacrazione artistica all’apocatastasi, ha tutta l’inconsistente ricercatezza di un ghirigoro alessandrino.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore