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Molto è stato scritto sulla vita, le opere e sulla morte di Yukio Mishima. Intellettuali, scrittori e giornalisti si sono precipitati a dare interpretazioni e significati su uno dei più grandi autori del Novecento, che si tolse volontariamente la vita il 25 novembre 1970 con il terribile rito del seppuku. Solo però il lavoro di Federico Goglio centra in pieno il senso dell’opera, della filosofia e dell’azione mishimiane: l’Autore infatti si pone sullo stesso piano valoriale, qui inteso come visione del mondo, della politica e della vita dello scrittore giapponese. Infatti nel libro, Goglio si immedesima con Mishima fino a identificarsi con esso, fino a specchiarsi e trovare la propria immagine e la propria concezione dell’identità di uomo che Mishima mostrava nei suoi libri. La sua è una weltanschauung eroica della vita, dove l’onore e il coraggio unite alla fedeltà all’Imperatore, sono alla base della sua azione intellettuale ma anche fisica. Non va dimenticato che lo scrittore di Tokyo subì una trasformazione del corpo sottoponendosi a una durissima disciplina di body building, kendo, corsa e pugilato che avevano lo scopo di rafforzarne la volontà e a questa fortificazione del fisico doveva corrispondere anche una spirituale. Mishima, come è noto, fu attratto dall’etica dei guerrieri, dei samurai, di cui il’Hagakure e il Bushido costituiscono l’anima del Giappone, che è la via per la quale il samurai decide di darsi la morte rituale quando il disonore cade su di lui. Il libro rappresenta le riflessioni che Goglio ha fatto sulle opere mishimiane ed è integrato da citazioni tratte dalle principali opere di Mishima, che commentate dall’Autore rendono partecipe il Lettore dell’universo eroico dello scrittore giapponese. Chi scrive di Mishima senza aver mai fatto un duro allenamento fisico, vivendo nella mollezza e nella flaccidità, non potrà mai capirlo perché esso è parte integrate della sua vita che non è altro che la materializzazione dei suoi personaggi.
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