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Anno edizione: 2003
Anno edizione: 2003
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'autrice, docente di Economia all'Università di Bologna, ha dovuto rifare il libro (la prima edizione è del 1990) perché si è accorta che era stata assolutamente troppo ottimista sulle "magnifiche sorti e progressive" del nostro Paese. Della serie: anche i professori universitari di Bologna, la dotta, sbagliano. Da qui il titolo ingannatore del volume, che invece non è così entusiasta sulla nostra situazione economica. Se fosse riscritto oggi probabilmente sarebbe ancora più pessimista, ma è del lontano 2003. Il prezzo di 28,50 euro mi sembra alto per un vecchio libro. E'superfluo continuare, anche per non farvi andare in depressione. Se volete un'opera più aggiornata, è uscito recentemente un volume di Valerio Castronovo sulla Storia economica dell'Italia contemporanea, al costo di 29 euro, ma non posso recensirlo perché non l'ho letto né intendo leggerlo. Mi bastano le statistiche economiche degli ultimi anni per capire che andiamo verso il fallimento.
Recensioni
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Impostata su una prospettiva di lungo periodo, questa documentatissima sintesi prende in esame la vicenda economica del nostro paese, nel passaggio da realtà rurale a potenza industriale, nell'arco che va dall'Unità agli anni Novanta, ma senza tralasciare puntuali riferimenti al background storico medievale e rinascimentale. Accogliendo nella propria indagine anche spunti importanti di storia sociale, in relazione a temi come i salari, i consumi, i livelli di vita e di istruzione, i servizi, Vera Zamagni illustra questo processo di modernizzazione nelle diverse fasi che lo hanno scandito: un primo periodo di creazione delle basi (strutture industriali, bancarie, commerciali capitalistiche); un secondo periodo di consolidamento estremamente faticoso perché chiamato a confrontarsi con due guerre mondiali, con una profonda crisi internazionale e con un regime dittatoriale; un terzo periodo di fioritura costellata da flessioni (boom post-bellico, crisi degli anni Settanta, successiva ripresa). Ne emerge il panorama di un paese che si trova a dover gestire una possibilità di progresso intesa sempre meno come acquisizione di beni materiali e sempre più come promozione di beni civili e culturali.
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