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Un viaggio alla riscoperta di una politica che accetti la sfida del nuovo e faccia del cambiamento uno stile di vita.
«Ora che l’anima estremista e populista ha smesso di tuonare dai palazzi del governo potrà essere utile la lettura del saggio di Filippo Rossi. Manifesto per una buona destra, con cui si riesce a fare ordine nella confusa geografia delle destre italiane» – Robinson
«Esiste ancora una politica moderna e laica, Civile e realista, patriottica senza essere Nazionalista, che non parla alla pancia Ma al cuore e al cervello e che può ancora Richiamarsi a una “cultura di destra”?»
Autorevole ma non autoritaria, in grado di dare risposte concrete senza semplificare la realtà in italiani e stranieri, «onesti» e corrotti, quella che Filippo Rossi definisce «la buona destra» è una delle culture politiche che ha contribuito a fare dell'Italia un paese moderno. Eppure, come il rispettabile dottor Jekyll porta sempre con sé il fantasma del temibile Mister Hyde, ancora oggi chi si ispira a un pensiero liberale e conservatore non può non evocare allo stesso tempo immagini di sopraffazione dei più deboli, razzismo e altre barbarie del secolo scorso. All'alter ego capace di ogni nefandezza aizzato da chi sta al governo, e che esprime l'istinto di un paese in disarmo, livido e spaventato, l'autore contrappone nella sua analisi il racconto di una cultura di destra orgogliosa della propria differenza e della propria tradizione, ma che rischia di finire, come il protagonista del romanzo di Stevenson, vittima della sua stessa ombra. In un j'accuse tanto contro xenofobi e populisti quanto contro la sinistra anemica dei nostri tempi, Rossi propone un viaggio alla riscoperta di una politica che accetti la sfida del nuovo e faccia del cambiamento uno stile di vita, lanciando allo stesso tempo un appello a tutti coloro che si sentono viandanti culturali, migranti politici e che rifiutano la retorica delle radici e la tirannia degli album di famiglia.L'articolo è stato aggiunto al carrello
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