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Imprescindibile per chi frequenta da tempo la Grecia: io ho ritrovato molte situazioni e personaggi che ho conosciuto esattamente come descritti. Dopo “Qualcosa capiterà, vedrai” un’altra straordinaria raccolta di racconti di Christos Ikonomou che riesce a rappresentare le tante sfaccettature della crisi greca come, probabilmente, nessun altro. A mio parere, un talento nello scrivere. “Guardavamo il mare. Ricordo che guardavamo il mare in silenzio e nel mio torpore mi chiedevo, ricordo, com’è possibile che tante persone rimangano in silenzio per così tanto tempo. E dopo Tassos disse che il bene verrà dal mare perché il mare non ha memoria, perché l’acqua non ricorda. E disse, ricordo, che anche noi dobbiamo diventare come l’acqua, cancellare il passato, dimenticare il passato e ricominciare daccapo. Dobbiamo dimenticare, disse, che quanto ci aveva unito per tanti anni erano i soldi – non importa se rubati o guadagnati onestamente – e quanto ci unisce ancora adesso è il fatto che siamo ormai senza soldi. Dobbiamo dimenticare il passato e trovare qualcosa di nuovo che ci unisca, disse. E disse, ricordo, che questo era il suo più grande sogno e la sua più grande angoscia, trovare qualcosa che ci avrebbe uniti al di là dei soldi. Perché era sicuro, diceva, che la grande vittoria del male era di averci convinti, di essere riuscito a farci credere che ognuno di noi viene al mondo per badare esclusivamente se stesso. Il male trionfa perché ognuno di noi si sforza di diventare qualcuno e non per fare qualcosa d’importante a prescindere da noi stessi. E questo è il regalo più grande che facciamo ogni giorno, noi tutti, a coloro che vogliono tenere tra le loro mani i nostri destini. Vogliamo diventare come loro perché ci hanno convinti che siamo ciò che loro vogliono che siamo – deboli, insignificanti, omuncoli. Sono riusciti a far sì che ci vediamo con i loro occhi e non con i nostri. Ci hanno convinti che la loro strada è l’unica esistente.” Da "Inghiottirò i vostri sogni"
Mentre il primo libro di Ikonomou mi era piaciuto, sulla lascia dei romanzi di Markaris, questo mi sembra la chiacchiera dei cafeneion, senza costrutto, ma sopratutto senza speranza. Invece nelle isole dell'Egeo c'è speranza e c'è sviluppo. Qui si ha l'impressione di essere in mezzo a una banda di freakettoni.
I racconti si snodano tra presente e passato recente, i personaggi agiscono e ricordano, parlano al lettore come a cercare un interlocutore a cui narrare se stessi. Parlano anche per scacciare la paura, perché il silenzio genera mostri. Si dibattono tra la memoria e il suo valore esistenziale e la consapevolezza che la vita a volte, per rigenerarsi, richiede proprio il contrario. Ma ricordare è trattenere nel cuore e non si può non ricordare ciò che si ama; è anche un debito verso la verità, è fare salvi i valori in cui si crede e per i quali si è disposti anche al sacrificio, alla scelta da altri ritenuta folle. E' una memoria necessaria alla vita e che richiede l'azione, di ognuno, per il bene. Bellissimi i personaggi, struggente il loro amore per la vita e per gli altri. Sembrano un'umanità di vinti in un mondo di ombre, di caverne, di odio e di paura. Ma non sono perdenti: sanno rimanere umani in un mondo di mostri, osano cercare la luce nell'oscurità, si fanno guidare e alimentano la speranza, anche quando tutto sembra finito, crollato, perso. Sembrano gli eroi di Omero o della tragedia greca classica, ma sono uomini di oggi, fuggiti dalla crisi in un'isola in cui avevano cercato un futuro e dove invece sono solo considerati invasori, dove per non diventare mostro, devi lottare, duramente. Si fanno fieri profeti di un coraggioso messaggio di pace che richiede il perdersi per ritrovarsi, per continuare a vivere, richiede la ricostruzione del proprio essere, prima della ricostruzione del mondo. Sperare è riconoscere la luce. E' una luce che ti avvolge anche nell'ombra e che segue i tuoi passi per scacciare l'oscurità. Sperare è lanciare aquiloni quando tutto è bruciato tranne il tuo sogno e così riscrivere il mondo. E'sedersi davanti al mare a guardare il cielo, le isole e le luci tremolanti nell'oscurità. Il sogno di Tassos e di Artemis è quella luce tremolante nell'oscurità, che non si affievolisce e che guida il tuo sguardo, oltre l'orizzonte.
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