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L'iniziativa di proporre una versione italiana di un libro come >From Script to Print. An Introduction to Medieval Vernacular Literature di Henry J. Chaytor (1871-1954) nasce dall'esigenza di far conoscere a un più vasto pubblico un'opera e un autore noti in Italia, finora, essenzialmente nell'ambito specialistico della filologia romanza. Il saggio di Chaytor, pubblicato a Cambridge nel 1945, è uno di quei testi che dovrebbero fungere da lettura preliminare per chiunque si avvicini per la prima volta a un testo medievale. Obiettivo dell'autore è infatti quello di fornire, in uno stile scorrevole e accattivante anche per il lettore non specialista, un avviamento alla letteratura volgare del medioevo attraverso l'analisi delle condizioni e degli strumenti della sua produzione e ricezione. Ciò che sta a cuore a Chaytor è dunque, come egli stesso espone nella sua introduzione, illustrare la fondamentale differenza "tra le pratiche letterarie e critiche nel medioevo e quelle dei tempi moderni", affinché, proprio dalla consapevolezza di tale differenza, si possa comprendere e valutare nella giusta prospettiva la letteratura medievale.
L'autore analizza in primo luogo (Leggere e scrivere) il meccanismo dell'approccio iniziale al testo letterario nel medioevo, che non consisteva, se non per pochi, nella lettura, bensì nell'ascolto: ricorda al lettore moderno che le stesse modalità di ricezione e di fruizione della letteratura medievale erano ben diverse prima della rivoluzione culturale avvenuta a seguito dell'invenzione della stampa, ovvero del momento in cui "la memoria uditiva è stata affogata nell'inchiostro dello stampatore". Attraverso esempi desunti dai più svariati ambiti della letteratura romanza medievale (dall'epica in lingua d'oïl a quella castigliana, alla storiografia catalana, alla lirica trobadorica, al romanzo francese e a quello in lingua occitana), affronta poi la questione della lingua (Lingua e nazionalità) e dei processi di standardizzazione e di codificazione della prassi letteraria attraverso l'esame di tutte le fasi che hanno condotto fino alla stampa, evidenziando come l'avvento di quest'ultima abbia determinato uno scollamento tra lingua e scrittura: la prima si evolve, la seconda rimane fissa e condizionata dal concetto di ortografia. Illustra come in seguito alla stabilizzazione della lingua volgare sorgano riflessioni sullo stile (Stile e poetica) e continua il suo percorso from script to print analizzando le operazioni di prosificazione che iniziarono a diffondersi sul finire del XII secolo (Prosa e traduzione). Presenta poi le modalità di diffusione dei testi medievali per opera dei giullari (Pubblicazione e diffusione) e conclude il suo studio descrivendo le fasi di circolazione dei libri immediatamente precedenti all'avvento della stampa. Completano il lavoro quattro appendici che approfondiscono, con ulteriori esempi, le tematiche trattate.
La versione italiana, rispetto a quella originale, presenta delle piccole ma importanti modifiche. Innanzitutto, viene fornita la traduzione in lingua italiana di tutti i passi letterari citati da Chaytor (laddove il testo originale non offriva in maniera sistematica la traduzione in inglese) e questi sono anche forniti in edizioni recenti e comunque ben individuate; sono poi state introdotte delle informazioni su eventi o personaggi poco noti coevi a Chaytor e anche l'indice dei nomi e delle opere è stato ampliato; infine, cosa utilissima, viene proposta una bibliografia che suggerisce degli approfondimenti per quel lettore che, stimolato dal volume, desideri addentrarsi con maggiore consapevolezza nella letteratura e nella cultura medievale.
La riscoperta di questo libro schiacciato nella sua ricezione dai ben più fortunati lavori di Auerbach e Curtius pubblicati quasi contemporaneamente (Mimesis è del 1944 ed Europäische Literatur und lateinisches Mittelalter del 1948) ha poi anche il merito di stimolare, nel lettore più esperto, una rivisitazione degli studi letterari sul medioevo europeo dal secondo dopoguerra a oggi. Ogni opera scientifica, composta a distanza di tempo, presenta inevitabilmente caratteri formali e metodologici in qualche modo difficilmente compatibili con quelli dominanti nell'ambiente culturale contemporaneo, e il libro di Chaytor non fa eccezione. Ma è forse la stessa prospettiva ancora positivistica del lavoro di Chaytor che consente oggi di recepirlo con maggiore interesse di quanto non potesse avvenire appena pochi lustri orsono, facendo guardare al libro non solo come a una pagina importante della storia degli studi letterari medievali, ma a un lavoro ancora vivo e in grado di offrire spunti di riflessione.
Oriana Scarpati
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