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«Lo scrittore svizzero racconta con disincanto un’esistenza burrascosa: dal collegio per “giovani deviati”, ai manicomi, alla letteratura poliziesca» - TuttoLibri
L'adolescenza in un collegio per figli devianti della borghesia sul lago di Costanza, tra cameratismo, letture edificanti e sport all'aria aperta. L'esperienza dadaista a Zurigo insieme a Tristan Tzara, Hugo Ball, Emmy Hennings e altri personaggi dalle idee in ebollizione e dai vestiti impossibili. Il periodo ad Ascona, sulle pendici di quel Monte Verità popolato, oltre che da indagatori dell'inconscio e artisti di vario genere, dai seguaci del «mago» Rudolf Steiner e da alcune figure oggi leggendarie della danza moderna - circondate però da uno stuolo di ballerine che, sebbene animate da fede profonda, risultavano assai meno convincenti. L'Africa della Legione straniera e la noia dei soldati sospesa nella calura costante. Il lavoro in una miniera di carbone in Belgio, e poi a Parigi come lavapiatti. Quella di Friedrich Glauser è una vita perennemente in fuga: dal padre, dalla morfina, dagli istituti psichiatrici, dalla polizia, dai propri fantasmi. Un'esistenza frantumata e ribelle che l'autore racconta senza mai abbandonarsi al pathos o all'autocommiserazione, con quella prosa limpida e avvolgente, a volte sognante, che fa di lui un classico del Novecento.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Condivido la recensione di Bubi Be. Questo volume racconta la storia di Friedrich nella prima parte della sua breve vita, e l'Autore si racconta con calma, con serenità, senza autocommiserazione, pur essendo un ribelle perennemente in fuga.
A entrare in una libreria generalista non è sempre facile imbattersi in titoli, autori e piccole case editrici di nicchia ma si è piuttosto sopraffatti dai grandi romanzieri famosi (che non fanno necessariamente rima con bravura). Come sempre, a cercare un po', senza lasciarsi intimorire da questa “superficialità letteraria”, è possibile trovare delle cose interessanti anche di autori svizzeri spesso poco conosciuti alle nostre latitudini. È il caso di Friedrich Glauser (1896-1938); l’ho scoperto leggendo, alcuni mesi or sono, un articolo che annunciava l’uscita del libro “Dada, Ascona e altri ricordi” (Edizioni Casagrande). Trattasi di sei racconti autobiografici scritti tra il 1930 e il 1933 che raccontano dei periodi della vita di questo autore compresi tra il 1910 e il 1925. Si parte da quando era in collegio sul Lago di Costanza, passando da Zurigo (partecipò nel 1917 come unico svizzero al movimento Dada e si unisce all’avanguardia artistica), in seguito la fuga in Ticino e al Monte Verità (dopo essere scappato da un istituto psichiatrico). Senza dimenticare l’esperienza nella Legione straniera, a Parigi (una volta congedato) in cui ha fatto il lavapiatti e per ultimo in Belgio dove ha lavorato come minatore e come infermiere a Charleroi. Il tutto raccontando con una minuzia di particolari, in perfetto stile realistico, uno spaccato di anni ’20 spiegato in maniera davvero interessante e coinvolgente. È però la vita dello stesso Friedrich Glauser a destare in un certo senso scalpore; la madre è morta prematuramente e il padre decide di farlo internare nel 1918, passò diversi anni in riformatorio, divenne dipendente dalla morfina, fu ricoverato varie volte in cliniche psichiatriche in seguito a vari tentativi di suicidio. La cosa più tragica è che si spegne l’ 8 dicembre 1938 a soli 42 anni a Nervi (in Liguria), la sera prima delle sue nozze con Berhe Bendel. Una vita ai limiti del tragicomico da leggere assolutamente.
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