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Il peso relativo e l’importanza che l’amicizia di Albertini (anzi ‘degli’ Allbertini, dovendo considerare anche il ruolo di Alberto, fratello del Luigi protagonista di questo carteggio) ha avuto nella vita di D’Annunzio erano notori. Ma il merito della pubblicazione del loro carteggio, dagli anni dell’esilio in Francia al periodo post-Fiumano, è di rendere la profondità di questa amicizia anche ai meno esperti sulla vita del Vate Abruzzese. Circa un migliaio di lettere che parlano di arte, con la pubblicazione sul Corriere delle migliori opere politiche e poetiche D’Annunziane, ma anche di denaro (con la contabilità pedissequa dei compensi dovuti e soprattutto anticipati dall’Albertini) e debiti. E grazie all’opera instancabile e disinteressata di Luigi Albertini molte delle situazioni debitorie degli anni ‘giovanili’ verranno appianate per mezzo della negoziazione dei diritti di autore e della vendita della Capponcina toscana. Eventi che, in coincidenza con lo scoppio della grande guerra, consentiranno il rientro in patria di D’Annunzio. Splendido esempio di amicizia, e sicuramente aspetto innovativo emergente dal carteggio, è poi l’atteggiamento paterno di Albertini che più volte, talora con tono censorio, riprende lo stile di vita dissoluto del Poeta. Sorprendente nella fermezza, tanto da far dimenticare che in realtà Albertini era più giovane di D’Annunzio, ma sicuramente ben più dotato di senso pratico. La loro complementarietà spiega il ‘sodalizio’ ventennale che verrà rotto da divergenze politiche. Proprio quella politica, che li ha uniti nell’interventismo e nella critica anti-Giolittiana, producendo le liriche più belle ed alate, li allontanerà a causa dell’impresa Fiumana. E le ultime lettere, da cui traspare il grande rimpianto per ciò che non sarà più, rendono meglio l’idea di quanto profonda fosse la loro amicizia. Un libro interessante ed una ricostruzione magistrale da parte dell’Autore. Imprescindibile per chiunque voglia conoscere il D’Annunzio ‘Uomo’ per capire il ‘Vate’.
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