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una guida sui generis su lisbona, offre molti spunti interessanti per visitare la città
Recensioni
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Cuore, sensi e risate: la Lisbona di Romano
D’amore e baccalà (162 pagine, 8,90 euro), di Alessio Romano, per i tipi di EDT, è un romanzo-diario di viaggio, di un mese a Lisbona, dello scrittore nato a Pescara, che ha esordito, nel 2006, con un giallo ambientato alla scuola Holden (dove ha studiato e oggi insegna), Paradise for all, per Fazi (ma ora nel catalogo Bompiani) e ha pubblicato anche Solo sigari quando è festa, per Bompiani. Viaggio tra le vie, l’arte, la letteratura, la musica, il cibo, nell’anima di una delle città più belle del mondo, ma anche dentro l’io narrante.
In maniera ironica, il protagonista narra le sue avventure e disavventure, di uomo-Fracchia e di scrittore, giunto a Lisbona per raccontare la città e la sua cucina, tra sogno e realtà, inseguendo cupido, incontrato in una tasca, le tipiche trattorie di Lisbona. Il romanzo è una sorta di guida per il visitatore, ma anche un invito a visitare quella che Romano definisce: «La città di questi anni è come la Parigi degli anni venti o la Roma della Dolce Vita o la Berlino riunificata degli anni Novanta…”, o ancora: “È la prima cosa che ti sconvolge di Lisbona, questa luce caravaggesca. È come essere sempre dentro un quadro barocco con un’illuminazione precisa, perfetta che rende tutto un po’ irreale, come ti trovassi su un palco pronto per il tuo spettacolo».
La ricerca tra i cibi della tradizione lusitana, si intreccia così con la ricerca di un presunto amore, incontrato per caso all’arrivo a Lisbona. Il protagonista come il ragionier Fantozzi vive delle situazioni comiche fin dall’arrivo in città. Dal predellino del mitico Tram 28, cade giù battendo la testa. Così finisce soccorso dentro un’affollata cucina di una tasca, sognando di trovarsi nel letto di Amalia Rodrigues, la regina del Fado di Lisbona. Al risveglio viene colpito dalla bellezza della cameriera, Beatriz, dalla quale viene fulminato. Presentandosi come scrittore di cucina, Beatriz gli mette subito accanto la vecchia cuoca del ristorante Duarte (uscito dalla fantasia dello scrittore), che lo informa di tutti i modi, in cui il baccalà, da fidel amigo dei pescatori portoghesi diventerà il caro amigo di tutti, coi suoi mille modi di cuocerlo e con la sua storia. Prima che vada via, lo scrittore lascia nome e recapito alla bella cameriera, al suo ultimo giorno di lavoro, con una poesia rubata a Pessoa.
Il viaggio continua tra i barrios di Lisbona e i suoi personaggi di ieri e di oggi, tra sogno e realtà. Il protagonista incontra Pessoa, Camoes, Chiado, e perfino Tabucchi e Pereira! Ma la ricerca di quella giovane cameriera è sempre nella testa del protagonista. Tra le strade belle e poetiche di Lisbona, il protagonista ritrova Beatriz e il Fado, ma la gioia del ritrovamento diviene suadade, la nostalgia, sentimento tipico della città. Beatriz diventa il controcanto sottile di una città in cui il turismo rumoroso e occidentale penalizza la spiritualità del luogo e la bellezza integra e unica di posti sconosciuti, ai più. Una sorta di commedia degli equivoci avvince il lettore e lo trascina dentro Lisbona e dentro il cuore spezzato del suo protagonista che si tuffa dentro i pastel de nata, i pasticcini dei monaci del quartiere di Belém. Una lettura di cuore e sensi, da non perdere, in cui si ride e si gode di bellezza, poesia pura (come nelle scritte sui muri di Lisbona, ndr), pathos e Amor.
Recensione di Mirella Mascellino
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