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Dai drammi degli anni ’20-30 è nata una generazione di grandi scrittori, nel mito delle cose e degli eventi, Tanti neorealisti varcano la delusione della storia nella sfiducia della praxis, la aderisce alla società, nell’astratto ideale della democrazia. Una realtà per M. caotica e pluralista, il suo stile una pastiche. Entra dentro le cose, credendo nell’individuo, nella sua tragedia (subita) e nella sua speranza, nella purezza forse ancora possibile. Il Cristo proibito è fuori dal neorealismo: fusione tra storia generale e psicologia individuale tentando di superare la realtà con la speranza, si va oltre. Esser cristiano vuole dire tradire la guerra che è contro Cristo. Tra colpe individuali e generali della guerra (colpa di tutti), dove sono i puri a pagare per i peccatori viene proibito soffire: perché dal sangue degli innocenti nasce la libertà e la giustizia? Il popolo italiano può affrontare tutto questo senza l’aiuto di nessuna autorità costituita? Ideale malapartiano: il legame Dio-cristianesimo- Cristo, unisce il senso di giustizia a quello di pietà e di coscienza, dando cosi a tutti i personaggi una loro religiosità sempre tenuta sotto controllo dalla ragione. Eccoci alla reazione del popolo morale e di costume alla storia, E’ una vergogna vincere la guerra? Permangono gli stereotipi della “leggenda nera” di M. scrittore davvero fuori dal coro. Il progetto politico di M. è apparente camaleontismo: vuole arginare e correggere il declino sociale e civile col profondo rigore morale per trasformare la società e l’uomo, nell’infinito ormai divorato dal particolare. La coscienza sta nel «saper guardare (..) nell’inferno delle cose» apprendendo non dalle teorie astratte,ma dall’esperienza dell’umano, rispetto al quale «non c’è niente di più sacro al mondo» . La sua Toscana dove «il cielo è così vicino alla terra» (...) «Ed esser contadino (..) vuol dire sopra tutto saper mescolare le zolle alle nuvole, far tutt’una cosa del cielo e della terra» . Ottimo.
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