« Uuuuhhh!!! Guardatemi sto morendo. La bufera mi ulula il de profundis nel portone e io ululo con lei. È fatta, sono fregato! Un delinquente col berretto sporco, il cuoco della mensa impiegati al Consiglio Centrale dell'Economia Nazionale, mi ha rovesciato addosso dell'acqua bollente e m'ha bruciato il fianco sinistro. Che mascalzone! E si che è anche un proletario! » (Michail Afanas'evič Bulgakov, Cuore di cane, Capitolo I) Così inizia Cuore di cane: un cane randagio muore di freddo e di fame in una viuzza del centro di Mosca. Durante la sua agonia, il randagio (che come molti altri cani di strada possiede un proprio punto di vista e sa pure leggere) osserva e giudica cinicamente l'umanità che gli passa attorno: dai cuochi del Consiglio dell'Alimentazione Nazionale agli spazzini del Comune di Mosca, dalla dattilografa di categoria nona al professionista medio borghese.)
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