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Libro presentato da Ignazio R. Marino nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024.
Roma, estate del 1953. Durante una visita guidata al museo archeologico di Vicolo del Leopardo in Trastevere, viene ritrovato il corpo senza vita del guardiano notturno, disteso a terra accanto alla teca di vetro che contiene il tesoro appartenuto ad una giovane principessa etrusca. Ancora una volta, la giornalista Dora Mattei, che fa parte del gruppo di visitatori, si troverà per prima su quella notizia che appare fin da subito avvolta dal mistero di fatti strani ed inspiegabili e incontrerà di nuovo il commissario Bruno Donati, responsabile delle indagini. Le preziose fotografie, la sua tenacia e il suo acume saranno determinanti per la ricerca di una verità quanto mai oscura.
Proposto da Ignazio R. Marino al Premio Strega 2024 con la seguente motivazione: «Personalmente non sono un lettore del genere giallo ma quando ho avuto la possibilità di leggere “Le Cronache di Dora Mattei – I leoni di Kari“ ho subito pensato che il genere giallo ha trovato in Paola Fabiani un’interprete originale, appassionata e attenta sia al contesto storico in cui le vicende si svolgono, sia a problematiche che sono ancora vive e presenti nel nostro secolo. Il romanzo tratta una storia ambientata nella Roma degli anni '50. Dora Mattei è una giovane giornalista determinata e coraggiosa, capace di affrontare le difficoltà legate al mondo misogino della redazione in cui lavora e in genere della società di quegli anni. Nei “Leoni di Kari“, durante una visita guidata al museo archeologico di Vicolo del Leopardo in Trastevere, viene ritrovato il corpo senza vita del guardiano notturno, disteso a terra accanto alla teca di vetro, che contiene il tesoro appartenuto a una giovane principessa etrusca. La giornalista, che fa parte del gruppo di visitatori, si troverà per prima a conoscere una notizia che appare fin dall’inizio avvolta dal mistero di fatti strani e inspiegabili. L’autrice ci accompagna con delicatezza nella sfera delle emozioni e delle relazioni, e proprio grazie a queste dipana una trama di singolare ricchezza espressiva e visiva con cui vengono poste al lettore più ipotesi di soluzione del mistero, durante un percorso narrativo senza cedimenti o cali di tensione. C’è un richiamo chiaro non solo alla tradizione dei grandi autori del genere di fine Ottocento e primo Novecento, ma anche alla finezza del romanzo psicologico dello scorso secolo: e questo si coniuga con la passione irrinunciabile e sincera per la vocazione archeologica di Roma e del Lazio nel suo complesso (da me fortemente condivisa).»
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