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Come dice esplicitamente il titolo, si tratta di un diario che permette di seguire da dietro le quinte l’evoluzione del Partito Comunista Italiano in quasi mezzo secolo. Luciano Barca, per gli incarichi che ha ricoperto, è stato per decenni figura di rilievo di quella storia dal 1946 al 1997 (negli ultimi anni sarà triste e disincantato spettatore); in virtù dei suoi stretti rapporti politici con i tre segretari che si sono succeduti – Togliatti, Longo e Berlinguer – l’Autore ricostruisce, con l’aggiunta di dettagli sconosciuti, numerosi passaggi di politica interna ed estera, rivelandone i retroscena e le dinamiche negli organismi dirigenti. Dalle memorie di Barca il PCI appare un’organizzazione vivace e talvolta burrascosa nella quale si svolgevano dispute appassionate, lotte di correnti ideali e duri scontri, dovuti anche alle fortissime personalità dei protagonisti che animavano il dibattito interno, conflitti che però sostanzialmente rimanevano sul piano politico e non intaccavano le relazioni umane. Nell’ultimo volume, venato di mestizia, l’Autore ripercorre il periodo post Berlinguer, lo scioglimento del PCI, il frantumarsi di una comunità, l’emergere e l’affermarsi di personalismi, la sua emarginazione dagli organismi dirigenti, il deterioramento di rapporti umani, fino al suo schivo abbandono di una formazione in cui non si riconosceva più, un tragitto che Barca rievoca con amarezza e con la nostalgia per la lealtà e la coerenza di un tempo.
Opera di grande interesse, che approfondisce, a "bocce ferme", dopo anni, e quindi storicamente, dall'interno, la vita del Partito Comunista Italiano dal dopoguerra sino ben oltre la sua trasformazione in pds. Aneddoti, retroscena e curiosita' non mancano, su tutti i protagonisti del partito, in particolare su Berlinguer. La consiglio vivamente agli appassionati del genere.
Recensioni
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L'imponente mole dell'opera a un primo sguardo un po' eccessiva non deve trarre in inganno. Le oltre 1.200 pagine appaiono infatti assai scorrevoli e di gradevole lettura. Si tratta del racconto sotto forma di diario di mezzo secolo di militanza politica (1946-1996) di un importante dirigente del Pci. Durante questo periodo Barca è stato fra l'altro direttore a Torino dell'Unità direttore di Rinascita parlamentare e membro della segreteria e della direzione del partito. Nel corso dell'avvincente narrazione l'autore ci fornisce non solo una vera e propria miniera di aneddoti in gran parte inediti e di ritratti di personaggi incontrati nel corso di una lunga carriera ma anche una serie di lucidissime analisi politiche su periodi cruciali. Tutto ciò fa dell'opera uno dei migliori esempi della vasta memorialistica comunista e uno strumento molto importante per chi voglia accostarsi alla storiografia sul Pci in epoca repubblicana. Una menzione particolare meritano i profili dei tre segretari di partito con i quali Barca ha collaborato strettamente: Togliatti che lo volle con sé in segreteria Longo e Berlinguer tutti descritti anche in contesti non esclusivamente politici. Molto interessanti appaiono inoltre i racconti degli incontri con Moro su incarico di Berlinguer e anni dopo con un inedito e sorprendente Craxi preoccupato dal fatto che la grave crisi in atto all'interno del Pci in seguito alla caduta del muro di Berlino possa avere gravi ripercussioni sull'intero sistema politico italiano. Particolarmente intensa la parte relativa alla svolta occhettiana che Barca contrasta con forza non accettando il fatto che il partito risolva le pur gravi contraddizioni interne decretando la propria morte. Ciò non gli impedirà comunque di aderire al neonato Pds che per altro abbandonerà nel 1996 in polemica con la direzione dalemiana.
Claudio Rabaglino
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