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Anno edizione: 2009
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Ogni scrittore si porta addosso i suoi grandi miti della sua terra e li tira fuori ad ogni malinconica occasione di manifestare il suo vissuto per dar modo al suo presente di avere una chiave di interpretazione dei fatti che lo circondano. Kadare' si porta con se' tutti i miti e tutte le leggende balcaniche tra le quali : la fiaba, triste e streuggente quanto richiede il pathos della sua sensibilita' romantica, perche' di tale si tratta, di Costantino e Doruntina. La storiella di un fratello che pur di tener fede alla parola data alla madre - la bessa - che, vivo o morto, avrebbe riportato la sorella dai confini dell' impero a farle visita nella condizione di darla in sposa ad un nobile che appunto la porta con se' molto lontano. Ma Costantino muore ma la sua morte non ostacola affatto la sua ferma promessa, poiche' la parola data e' piu' importante dell' impossibilita' di attendere appunto alla bessa. Kadare' raccontera' la storia in un suo famoso romanzo : " Chi ha riportato Doruntina ? " ma nella Russia degli anni '50, la leggenda gli vive accando diventando filo conduttore del suo racconto circa il freddissimo, e non solo climatico, soggiorno sovietico. Tutto si mescola nel riporto di questi ricorsi sfaccettati, la crisi russo-albanese, le invidie e le sbronze degli strittori russi piu' celebrati e osannati che grandi da lontano diventano meschini con l' approsimmarsi della loro presenza ingombrante che lascia nei corridoi dell' istituto, nel quale Kadare' e' ospite, tracce di vomito da ubriacature e discorsi di avvinnazzati. Non proprio tutto ma di tutto. La lotta corale del potere russo che coordina la dura demolizione di Pasternak quando ricevera' il Nobel per la letteratura, oppure il vaiolo che diventa barriera e quarantena per ogni contatto umano. Kadare' e' luicido nel racconto, e' secco come un vinello a lungo conservato, e' fiero della sua Albania infine e' un ex-amico del regime cosi' come lo sono tutti coloro che si inchinano al potere di turno.
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