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In un modesto paese di montagna, chiamato Le crepe, posto in cima ad un trafficato quanto desolato valico alpino, il vicecommissario Federico De Biase si trova, dopo diversi anni di ordinaria amministra-zione e di nevosa monotonia, a cercare di risolvere nel giro di pochi mesi, fra inverno e primavera, due inaspettati e complessi casi di omi-cidio, tra colpi di scena e accadimenti avventurosi. Chi desidera può leggere Le crepe come un semplice romanzo gial-lo, costruito unicamente sulla trama delle questioni che portano il po-liziotto protagonista alla risoluzione di due misteri in sequenza. In re-altà, la vicenda – scoperta del cadavere, ricerca ed analisi degli indizi, riflessione e scioglimento conclusivo – non è altro che il pretesto per consentire un profondo e analitico esame psicologico del vicecommis-sario, confinato a Le crepe, non si sa bene se per i suoi modi fin troppo decisi o per le sue idee fin troppo non convenzionali. Così, dopo una travagliata vita cittadina in cui ha maturato fin dall’adolescenza una ricca e variegata conoscenza del mondo, Federico De Biase affronta e risolve in un ambiente montano innevato e ostile, parallelamente ai delitti, quei conflitti interiori che lo hanno allontanato dai propri cari, ma soprattutto da sé stesso, isolandolo infine nella difficile, piatta e solitaria vita della frontiera e delle Alpi. Le crepe diventano cifra etimologica e simbolica di quel luogo, sofferto esi-stenzialmente e sentimentalmente, che il vicecommissario porta dentro di sé, e che tenta di ricomporre, parallelamente all’indagine in corso, o forse proprio a causa della stessa indagine. Ecco allora che il romanzo slitta dal genere “giallo” ad un più com-plesso “romanzo di formazione”, in cui ambiente esterno e “io” si fondono magistralmente in un unico scenario. Risolvendo i due casi, il vicecommissario farà i conti con gli antichi spettri che lo hanno drammaticamente seguito dalla lontana città. Un’occasione per curare le vecchie ferite, per rimarginare le crepe interiori della sua esistenza e cancellare quei vecchi fantasmi, in un finale misterioso e sospeso, ma che lascia presagire tempi nuovi e che, soprattutto, lascia intravedere lo spiraglio di una rinascita esistenziale di cui, forse, si era persa ogni speranza.
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