"Stiamo perdendo il Nord. Lo stiamo perdendo perché questa parte d'Italia è già in Europa. A differenza del resto del Paese, che vive questa condizione come una mera collocazione geografica. Ed essere in Europa significa confrontarsi con un mercato dove i confini sono ormai linee tracciate su una cartina e nulla più. Stiamo perdendo il Nord, perché in molti paesi confinanti le imposte sul reddito d'impresa sono più basse, gli stipendi sono più alti e le grandi opere vengono realizzate, non solo progettate. Non parlo degli Stati Uniti o dell'Australia, ma di nazioni distanti una manciata di chilometri. Ecco perché stiamo perdendo il Nord. Perché il ritmo dello sviluppo andrebbe sostenuto da un apparato amministrativo mille volte più snello e invece siamo costretti a sopportare il giogo di una macchina arrugginita. In questo quadro, la tentazione secessionista rischia di farsi largo sempre più. Non perché esista una "natura padana" da difendere e valorizzare, ma perché, adesso che il mercato unico europeo marcia a pieno regime la secessione è diventata conveniente sul piano economico". Presidente di uno dei gruppi industriali italiani più noti al mondo, uomo politico e amministratore per anni in Friuli, Illy lancia un allarme destinato a lasciare il segno, forte della sua conoscenza dall'interno dei problemi e dello scontento che serpeggiano in quella parte del paese che con successo sta affrontando la globalizzazione. )
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