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«- Ma che bisogno c’è? - Non lo so, sento il bisogno di non lasciare mio figlio solo con le sue domande. E chi ti dice che siano proprio quelle, le domande che si farà a quattordici anni? Quando verrà il momento sarà lui a fartele, le domande che gli interessano. Se vuole fartele. Se vorrà farle a te, soprattutto. - Appunto. Ci tengo che sappia quelle due o tre cose che ho capito io. Poi faccia quello che vuole. - Che cosa vuole che gliene importi. Non servono a niente le esperienze degli altri. Quello dei padri, meno che meno. Bisogna farle di persona. Ti immagini? se tuo padre fosse venuto da te dicendoti: guarda questa cosa qua non serve che la vivi anche tu, perché ci sono già passato io… - Non pretendo mica che mio figlio viva basandosi su quello che ho provato io. - Sei presuntuoso, pensi di aver vissuto chissà che cosa. - Neanche per sogno. Non ho vissuto niente di eccezionale, ma è proprio questo il punto. Voglio fargli capire che anche nelle cose ordinarie c’è qualcosa di importante. - È solo un modo per illuderti di avere vissuto cose che vale la pena raccontare. Stai facendo pagare a tuo figlio la tua delusione verso la vita. - Può darsi. - Lo annoierai e basta. - Pazienza. Ma sono le cose che sono capitate a me. Sono quelle che ho da offrire io. Sarà poco, ma sono le uniche che posso garantire di persona. C’è il mio certificato di garanzia personale, diciamo così». Un dialogo tra Leonardo, padre alle prime armi e Mario, il figlio tanto desiderato. Leonardo attraverso un diario dà voce ad un dialogo interiore che sarà l’eredità per il proprio figlio, nonché la bussola per navigare un mondo troppo spesso in tempesta. Scarpa, sa scrivere bene, anche se il libro non mi ha convinto in tutte le sue pagine. Ci sono pezzi interessanti e pagine e pagine, a mio avviso, completamente superflue.
Incredibile cosa può succedere quando vinci lo "Strega". Da quel momento in poi puoi pubblicare pure la lista della spesa... Libro senza senso, non va da nessuna parte, scritto male, furbetto in alcuni tratti, alla ricerca dell'eccessiva originalità senza trovarla. Quando l'autore capisce che ha scritto un libro che nemmeno lui capisce ci infila gratuitamente due novità finali, forzatissime e non emozionanti. Una pena. Meno male che almeno non è un romanzo lungo...
Storia perdente, come il protagonista. Di solito mi piacciono le storie sui perdenti, ma questa è scritta male. Una prima parte un po' troppo "paracula" e una seconda che nonostante il colpo di scena non riesce a coinvolgermi. Di paterno ci trovo ben poco
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