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Libro particolare, la scrittura descrive dettagliatamente i luoghi e gli stati d’animo dei personaggi. Personalmente non mi ha colpito eccessivamente
Romanzo quasi magnetico fatto di atmosfere e personaggi. Mentre le prime sono superbe, quasi palpabili, di contro i personaggi sono forzati, spesso stereotipati o sopra le righe, talvolta insopportabili. Alla fine si resta perplessi e con la sensazione che forse si poteva fare di più.
Questo libro è fatto di buio e di neve. Di un treno nella notte, e di una coppia senza nome che scende in una stazione deserta del Grande Nord. Di un immenso, lussuoso albergo nel cuore di una foresta. Delle sue stanze chiuse, dei suoi infiniti corridoi, dell’isola di luce del suo bar. Dei suoi ambigui ospiti – una vecchia cantante che tutto ha visto, e un losco uomo d’affari con un suo crudele disegno. E ancora, di un sinistro orfanotrofio, e di un enigmatico guaritore. Un romanzo buio, tetro, in cui una coppia non più giovanissima affronta un lungo viaggio in treno verso l’estremo Nord. La coppia è senza nome, questo influisce anche sull’impersonalità della narrazione che vive di ombre, di oscurità, di piani che presto verranno stravolti da personaggi alquanto bizzarri. La protagonista è malata di cancro, ma hanno deciso di percorrere questo lungo viaggio con un obiettivo: adottare un bambino in un orfanotrofio per coronare il sogno di una famiglia. Un romanzo piano di buio in cui si cerca lo spiraglio, lo svincolo, lo slancio vitale che risponda al perché sono qui, perché esisto? «È tutto così triste, alla fine. Triste?, chiese l’uomo. Sì, triste. Prima o poi vanno tutti a letto, dico bene? Sono cose che succedono la notte. Le persone spariscono, sempre che ci siano mai state. La vita è orrenda, infame, come e più del tempo».
Recensioni
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