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La prima cosa che mi ha affascinato di questo romanzo è lo stile narrativo: Delacourt da voce ai sentimenti, loro sono in primo piano rispetto alle azioni e ai dialoghi. I pensieri, le sensazioni e le emozioni provate da Jo sono i veri protagonisti del libro, espressi con una scrittura poetica. Terminato, ho atteso un momento di assimilare ciò che avevo appena letto, per rendermi poi conto di quanto, con semplicità e senza fronzoli, "Le cose che non ho" sia un libro che ti arriva al cuore, dritto per dritto. Credo che il sentimento che spinge per emergere e sovrastare tutti gli altri sia la felicità: quella che noi ricerchiamo quotidianamente e costantemente nella nostra vita, nelle azioni che compiano, anche le più semplici, tra le persone di cui ci circondiamo, nel lavoro che facciamo e nel nostro riflesso ogni volta che ci soffermiamo su di noi. Una caratteristica molto particolare della narrazione è l'assenza di punteggiatura che giustifica i dialoghi, mancano le cosiddette virgolette, tutto è insieme alla storia, senza barriere e distinzioni. Tutto questo non mi ha rallentato, anzi trovo che sia un espediente narrativo che rende ancora più fluida la narrazione stessa, permettendoti di vivere e assimilare con maggior velocità ciò che la protagonista prova. Una felicità inaspettata la sua che, all'improvviso, la mette davanti alla realizzazione di tutti i suoi sogni, per lei e la sua famiglia, ma che, senza accorgersene, la porta in un baratro che non lascia scampo. Starà a Jo cercare di uscirne, comprendere in pieno il vero significato della parola "felicità" e valutare dove questa l'ha portata. "Le cose che non ho" è il romanzo che deve esserci sul comodino di ogni buon lettore, perché è un insieme di sentimenti ed emozioni fortissimo; è poesia e narrazione unite; è felicità e paure da sconfiggere; è odio e amore; vita e morte. Ma soprattutto è sogni e desideri da realizzare; è possibilità di farcela.
Bellissimo. Letto in una sera. Libro che aiuta a riflettere su ciò che è veramente importante.
Mi piace lo stile anche se alle volte qualche parola in più su una frase ci stava. Nel complesso il libro non mi è dispiaciuto, si legge velocemente grazie soprattutto al metodo narrativo utilizzato dall'autore. La protagonista, anche nei momenti di felicità, trasmette comunque tristezza, malinconia e rabbia: mai una reazione, mai uno sbotto, rimanè lì inerme e lascia che tutto le cada addosso. Se questo è lo scopo dell'autore allora, dal mio punto di vista, ha colpito in pieno. Come detto da qualche lettrice prima di me, trovo Jo (lei) poco coerente?in fin dei conti amava il marito, e lo amava e perdonava nonostante tutto, nonostante le molteplici delusioni e cattiverie. Perché non perdonarlo anche alla fine? E soprattutto perché non far rimanere quel desiderio di tradimento lì, a Nizza, dov'era giusto che fosse? Il finale sarebbe stato meno patetico.
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