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In pochi hanno chiaro che con il ritorno alla lira l'economia andrebbe a rotoli, le finanze pubbliche in crisi, le disuguaglianze aumenterebbero, le banche soffrirebbero, le imprese perderebbero l'accesso ai mercati europei e molti posti di lavoro sarebbero distrutti. «Sebbene la governance dell'Eurozona debba essere riformata - spiega Stagnaro - non solo l'euro non può essere assunto come capro espiatorio dei problemi italiani, ma anzi rappresenta un'ancora di sicurezza per il Paese». Svalutazione del 30% e mercati (quasi) chiusi Un'Italia impoverita e isolata, un processo doloroso e traumatico. Se il ripristino della sovranità monetaria avrebbe un iniziale beneficio dalla svalutazione della lira, in un ordine che si può stimare del 20-30 per cento, con l'export avvantaggiato (mentre consumatori e imprese vedrebbero un incremento dei prezzi dei beni importati), concretamente, però, i benefici della svalutazione sarebbero transitori e limitati. E i costi dell'uscita dall'Eurozona in termini di accesso al mercato, contenziosi legali, possibili ritorsioni commerciali sarebbero elevati, nonché immediati. L'Italexit in breve si trasformerebbe in un disastro, con l'Italia in preda a una crisi di fiducia da parte degli altri mercati e costi altissimi, tutti a nostro carico. «I problemi - scrive Stagnaro - si materializzerebbero anche se gli altri Stati membri dell'Eurozona e gli investitori e risparmiatori esteri si convincessero che l'Italia si sta muovendo con quell'obiettivo. La credibilità si perde facilmente ma è molto difficile da riguadagnare: e minore credibilità, in un'economia globalizzata e interdipendente, significa più problemi nell'accesso ai mercati e maggiore costo del debito».
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