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Interessante seguito delle avventure di Alatriste. Da leggere.
Sesta puntata di questo eroe che rappresenta, in fondo, l'alter ego dell'autore, tanto che quando senti parlare Perez-Reverte ti sembra di leggere Alatriste, e viceversa. Un mondo, quello del Seicento, che consente al non-conformista Perez-Reverte (che è cosa diversa dall'anti-conformista) di declinare la sua visione del mondo e dell'uomo, e dei valori che esso dovrebbe incarnare. Il tutto però senza pensosa pesantezza ma anzi calato in una sequela di avventure tanto rutilanti quanto ben scritte. Questa volta la lotta si svolge in mare, ed è una lotta, quella combattuta a bordo delle galee, molto ben descritta ed insieme avvincente, capace di interessare tanto l'appassionato di storia quanto l'amante della semplice avventura.
Il Capitano Alatriste merita sempre il massimo dei voti, anche quando combatte sul mare: qui è con il suo "pard" Inigo Balboa su una galea spagnola e dopo varie scaramucce si trova accerchiato sulla sua galea da cinque galee turche. Solo dopo un'aspra lotta riusciranno ad aver la meglio. Nell'intervallo fra una scorreria e un'altra, Alatriste e Inigo fanno tappa a Napoli, allora città spagnola, dove se la spassano un po'. Gli altri protagonisti, de Quevedo e l'amata Angelica si fanno vivi solo a mezzo di due lettere; il primo è semper a corte, la seconda è stata relegata con lo zio nelle Indie occidentali.
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