Convocations
di Sufjan Stevens
Potrebbe essere allettante ridurre le Convocations as un'anomalia ambient di lunga durata all'interno del vasto catalogo di Sufjan Stevens. Tuttavia, non è né un'anomalia né un disco da ascriversi totalmente al genere ambient. Questo non è un progetto parallelo. Dalle sue numerose partiture di danza per il New York City Ballet agli album strumentali come Enjoy Your Rabbit, Aporia e The BQE, Stevens trascorre almeno metà della sua vita lavorativa facendo musica prevalentemente strumentale, come ha fatto per decenni. E sebbene i primi dieci pezzi, soprannominati "Meditations", si dispieghino come splendidi stati di grazia riflessiva new-age, questa non è affatto un'opera ambient tout court. Stevens invoca qui le lezioni di Morton Subotnick, Maryanne Amacher, Christian Fennesz, Brian Eno e Wolfgang Voigt. Per quanto musicalmente erudito quanto emotivamente sperimentale, Convocations può essere dissonante, vertiginoso, ritmico, ripetitivo, urgente o calmo, ovvero tutte le cose che subiamo quando viviamo inevitabilmente attraverso la perdita, l'isolamento e l'ansia.)
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