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L'autore, sfidando i tabù ideologici imperanti da oltre settant'anni, mostra le varie, negative, sfaccettature della Resistenza, ne decostruisce i miti fondativi (per esempio, le 4 giornate di Napoli, clamoroso falso storico privo di radici reali) e si sofferma soprattutto sui crimini e le stragi perpetrati dai partigiani sia direttamente sia indirettamente. Sebbene siano episodi propri di una guerra, la loro somma complessiva e i loro caratteri intrinsecamente anti-italiani non possono essere censurati come invece è stato fatto negli scorsi decenni. Secondo l'autore, l'errore dei partigiani, ma anche dei post-partigiani e del loro recipiente politico principale, il PCI, fu il presentare quel conflitto come una lotta contro un invasore esterno piuttosto che come una guerra civile fra italiani, e soprattutto il pretendere che l'antifascismo, la retorica resistenziale e l'ideologia partigiana, al di là delle bugie ripetute tutt'oggi e dei fatti di sangue pesantemente insabbiati, potessero cementificare un'idea comune di Nazione: sintomo di ciò, come lui spiega, è rappresentato dagli scontri che hanno luogo ogni 25 Aprile, come sintomo di una perdurante guerra civile ideologica diretta conseguenza della guerra civile militare. L'unico difetto che adduco al libro, senza che infici il voto complessivo, è che in ogni pagina ci sono troppe note troppo lunghe, che avrebbero potuto essere integrate nel testo, e che rendono la lettura un po' spezzettata e non sempre piacevole. Per il resto, approvo completamente questo libro.
Molto interessante.
Ben vengano libri che mostrano tutti i lati di quel periodo controverso che fu la guerra civile italiana. "Controstoria della Resistenza" mostra, senza mezzi termini, i risvolti delle azioni dei partigiani, le responsabilità che ebbero in molti omicidi e stragi, che oggi continuano ancora a essere taciuti e che si perpetuarono perfino a guerra finita.
Recensioni
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