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L'ho trovato un libero che chiede una profonda riflessione sul mondo odierno e che cerca di aumentare un po' la consapevolezza su quanto il fanatismo sia deleterio in ogni sua forma.
Elegante, ironico ed autoironico, con la capacità di trasformare un tema facile alla trattazione polemica e seriosa in un discorso squisitamente umano, con un patriottismo appassionato e dolente, che, grazie alla (o nonostante la) appartenenza ad un gruppo in cui scivolare nel fanatismo è quasi inevitabile, diventa, per la sensibilità dell’autore ai problemi dell’altro modificando il proprio punto di vista, un insegnamento di profonda saggezza ed equilibrio.
Questa è una lettura che permette di vedere l'ambiente e le problematiche del medio oriente in maniera totalmente diversa.
Recensioni
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Gli intellettuali non possono esimersi dall’affrontare alcuni temi.
Così è e così è sempre stato, nella storia dell’umanità. Dalle figure di riferimento della cultura, prevalentemente dai filosofi e dagli scrittori per certe loro connaturate predisposizioni al giudizio, ci si attende un’opinione decisa e precisa sulle tematiche fondamentali che turbano, inquietano, spiazzano l’opinione pubblica. Alcune voci si alzano dal brusio generale ed esprimono, in vari momenti, opinioni autorevoli o semplici indicazioni di riflessione che si ripercuotono (o dovrebbero farlo) sull’analisi più “popolare” degli eventi.
Molti sono gli autori israeliani che in questi anni hanno tentato di indicare una via, vagliando e valutando governi e potere o analizzando in modo critico gli eventi per coglierne un significato più profondo. Lo hanno fatto attraverso le pagine dei quotidiani, con i testi dei loro libri, con interventi pubblici.
Contro il fanatismo è la raccolta di tre conferenze tenute da Amos Oz all’Università di Tubinga dove, con estrema semplicità, parla della propria esperienza di uomo e di autore, ma soprattutto di cittadino di Gerusalemme, con tutto ciò che questo ovviamente comporta.
“Forse è doveroso chiedersi: che particolare diritto, o qualifica, ha un narratore o un romanziere, per esprimere opinioni? C’è forse qualcosa che uno scrittore sa meglio di un taxista, di un programmatore di computer, di un politico, persino? La prima risposta potrebbe essere che in fondo vengo da un paese dove tutti discutono di tutto, e allora perché non anch’io?”
Con questa premessa, che con ironia (ed evidentemente senza pregiudizi), ci conduce a conoscere meglio l’animo profondo ebraico, Oz esprime la sua idea sul rapporto fra israeliani e palestinesi, ricordando di essere tra i promotori ‘della prima ora’ di un movimento pacifista nazionale composto da persone capaci di “vedere i punti di vista del prossimo”. Chi sa guardare l’altro senza veli, chi sa capire le ragioni dell’antagonista approda alla scelta del tanto vituperato compromesso, l’unica via d’uscita che possa in qualche modo superare gli ostacoli. Sul concetto di fanatismo e sul modo per combatterlo nel profondo verte in particolare il secondo intervento.
“Il fanatismo è più antico dell’islam, del cristianesimo, dell’ebraismo, più antico di ogni stato o governo, d’ogni sistema politico, più antico di tutte le ideologie e di tutte le confessioni del mondo” ed è alla radice del nuovo terrorismo, per nulla legato, secondo Oz, al divario tra poveri e ricchi, tra nord e sud del mondo, tra islam e altre religioni, ma semplicemente manifestazione violenta di una teoria che vuole solo eradicare dal mondo tutto ciò che considera male.
“Sono convinto che solo i moderati interni alle rispettive società siano capaci di arginare i fondamentalisti. L’islam moderato è l’unica forza che possa fermare il fanatismo islamico. Il nazionalismo moderato è l’unico in grado di mettere un freno a quello fanatico, tanto in Medio Oriente come altrove nel mondo”.
Oz si reputa un vero esperto di fondamentalismo, essendo cresciuto a Gerusalemme, ma ne analizza gli aspetti più insidiosi, subdoli, meno legati alle plateali manifestazioni di massa: quelli che si manifestano nella quotidianità, nell’insofferenza per chi non la pensa come noi.
“Ritengo che l’essenza del fanatismo stia nel desiderio di costringere gli altri a cambiare”, e per combattere questa assurda volontà ancora una volta viene in aiuto il compromesso, la capacità di mediare, che non è tradimento ma consapevolezza che la propria opinione non può e non deve diventare l’unica. E sottolinea l’importanza dell’umorismo in questa lotta contro gli atteggiamenti fanatici, “fintanto che il tuo senso dell’umorismo tiene, sei almeno in parte immune dal fanatismo”.
L’ultimo intervento dello scrittore verte in particolare su Israele e Palestina ed è un accorato monologo di speranza e passione, alla ricerca di un compromesso (ritorna ancora questa parola centrale) che sarà doloroso, faticoso, difficile ma indispensabile.
di Giulia Mozzato
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