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Continuità e variazione. Leibniz, Goethe, Peirce, Wittgenstein. Con un'incursione kantiana - Rossella Fabbrichesi Leo,Federico Leoni - copertina
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Continuità e variazione. Leibniz, Goethe, Peirce, Wittgenstein. Con un'incursione kantiana - Rossella Fabbrichesi Leo,Federico Leoni - copertina

Descrizione


Questo lavoro si occupa del tema della continuità e della variazione, rintracciandone alcune figure nella monadologia leibniziana, nella metamorfosi goethiana, nella semiotica di Peirce, nel Wittgenstein morfologo, nel criticismo di Kant. Figure collegate tra loro da quella catena fatta di infiniti anelli intermedi, che ritorna come paradigma elettivo in Leibniz come in Goethe, negli scritti peirceani sul sinechismo come nel Wittgenstein delle somiglianze di famiglia. Neppure in Kant, erede, tra l'altro, della tradizione leibniziana, mancano spunti in direzione di un pensiero della variazione, della continuità, della metamorfosi.
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Dettagli

2005
1 settembre 2005
233 p., Brossura
9788884833679

Voce della critica

Di Aby Warburg non si è mai parlato molto, almeno fino a qualche tempo fa, probabilmente a causa della scarsa presenza dei suoi scritti nel mercato librario, da noi sostanzialmente ridotta alla tarda traduzione dei lavori più noti in La rinascita del paganesimo antico (La Nuova Italia, 1966). Warburg e il suo "metodo" erano semmai presenti nelle discussioni e nelle recensioni di lavori di altri, allievi e sodali del grande amburghese, almeno fin quasi alla fine degli anni novanta, quando si segnala una robusta ripresa di interesse, con varie iniziative e soprattutto la nuova edizione italiana degli scritti presso l'editore Nino Aragno. Anche nel piccolo ma sostanzioso libro di Silvia De Laude si parla di Warburg attraverso altri, giacché il volume raccoglie tre studi, già usciti in rivista, sui rapporti fra questi e un altro grande "fondatore" della coscienza culturale dell'Occidente, Ernst Robert Curtius, e tuttavia il lettore interessato troverà molto materiale utile anche sul primo dei due. Come per Warburg, anche nel caso di Curtius la traduzione italiana della sua opera maggiore (uscita nel 1948), Letteratura europea e Medioevo latino ha ritardato parecchio (La Nuova Italia, 1992; cfr. "L'Indice", 1993, n. 2), permettendone tuttavia una ricezione più meditata e articolata. Curtius l'aveva dedicata alla memoria di Warburg (oltre che di Gustav Gröber, uno dei maestri della filologia romanza), e la suggestione delle ricerche di Warburg fu certamente fra i motivi che lo spinsero ad abbandonare la letteratura moderna e la critica militante per dedicarsi allo studio del medioevo e della sopravvivenza in esso, e nella letteratura europea successiva, dell'eredità latina. Certo, il lavoro di Curtius è anche la risposta al sentimento di una crisi, personale e collettiva, sperimentato a partire dagli anni trenta e che Warburg, più giovane di una ventina d'anni e scomparso nel 1929, non ha probabilmente avvertito in tutta la sua drammaticità. Di qui, una tonalità dolorosa e nostalgica nel lavoro di Curtius, e nella sua ammirata e affettuosa adesione alle ricerche dell'altro. Ma, come osserva con grande penetrazione l'autrice, le affinità fra Warburg e Curtius sono molte: la "sopravvivenza dell'antico" nell'arte e nella letteratura, mediata dalle "formule di pathos" nel primo e dai tópoi nel secondo (per quanto non si tratti di concetti del tutto sovrapponibili), e la conseguente edificazione di un'"opera-museo" (da Warburg solo progettata nel grande atlante iconografico Mnemosyne, ma realizzata in concreto nella sua celebre biblioteca) disegnano un percorso di "continuità e variazione", o di "continuità nella variazione", che dei due autori fa a tutti gli effetti dei classici della modernità, e pure degli eccelsi companions per continuare a scrivere, variandola, la storia della cultura occidentale.   Walter Meliga

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Conosci l'autore

Federico Leoni

Federico Leoni (Novara 1974) insegna Filosofia morale al Dipartimento di scienze umane dell’Università degli Studi di Verona, dove è anche coordinatore del Centro di ricerca “Tiresia” per la filosofia e la psicoanalisi, ed è docente per l'IRPA (Istituto di ricerca per la psicoanalisi applicata) di Milano. Scrive su riviste italiane e straniere e tra le sue pubblicazioni si ricordano Senso e crisi. Del corpo, del mondo, del ritmo (Pisa 2006), Habeas corpus. Sei genealogie del corpo occidentale (Milano 2008), Franco Basaglia. Un laboratorio italiano (Milano 2011), Descartes. Una teologia della tecnologia (Milano 2013). Per Orthotes dirige le collane Sillabario, phi/psy (con Matteo Bonazzi e Riccardo Panattoni) e la serie Le parole della psicoanalisi (con...

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