L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2018
Anno edizione: 1998
Promo attive (0)
Dai classici nessuno ci libererà; è già stato detto.Chiederci perché vale come esercizio di convivenza e di persuasione: la battaglia sarebbe di quelle che convien perdere subito.Il titolo è già buon motto definitorio da accostare ad altro recente e famoso di Calvino secondo cui i classici starebbero "nelle pieghe della memoria".Il libro di Pontiggia dimostra bene che non c'è contraddizione e che le pieghe della memoria, collettiva e però fatta personale ricordo, sono matrice unica - e qui sarebbe da citare Ortega y Gasset - di ogni immaginabile futuro. Nella prima parte l'autore scorcia il catalogo dei significati possibili di una parola illustrandone l'origine in Gellio (VI, 13,1): i classici vengono così riconosciuti attraverso "una metafora sociale e militare".La civitas litterarum è fondata su ordines come le classi censitarie della Roma repubblicana; ma il diritto di piena cittadinanza è estensibile a molti, anche se agli adsidui, a quelli che sostengono con continuità maggiori oneri civili e militari, vengono riservati i maggiori onori.E però - almeno nella città letteraria - non è pretesa che si possa avanzare in proprio. Ci vuole tempo e consenso diffuso anche fra le altre classi; una vera lotta sociale non si dà mai. I classici possono far classe a sé e questa è, per presupposto, elitaria ma lascia liberalmente campo a chi voglia, col tempo, assimilarsi, clientes e proletari compresi. L'assiologia della memoria non è oppressiva come sembra; ogni adsiduus finisce col mostrare quarti, ottavi e sedicesimi (si tratta di libri infatti) di personale nobiltà. Si può talora chiedere (ad esempio per Goldsmith) se "esistono classici falliti", ma la risposta non è mai definitiva e non si emettono decreti d'espulsione.Non ci sono caste e le classi hanno continuità e mescolanze impensate, il meticcio non diviene mai paria.L'adsiduitas, che è legge fondamentale, esclude soltanto l'effimero, il soggiorno temporaneo e non abbastanza motivato. Questo certamente fa sì che gli ordines producano ordine e poi, ma non necessariamente, ornatus. I dati espressivi formali di un classico son sempre conseguenti a dati espressivi interni. Pontiggia, nella seconda parte del libro, viaggia appunto nei classici, non fra i classici. Rivede a campione la lista, non fa un'antologia. Motiva una larga e intelligente riconferma. Son novanta- La galleria-scaffale di Pontiggia ha qualche discreta traccia di gusto innovativo, ma l'autore sa selezionare e dare ragioni in breve. Cellini, ad esempio, esibisce con la sua autobiografia "il trionfo dell'iperbole eroica" per la quale non manca l'autorevole conferma di Burckhardt che si tratta di "uomo destinato ad interessare gli uomini per tutti i tempi avvenire". Nell'humanitas passato e futuro sono immaginazione similare, e c'è da credere che uomini che di sé presumano, a torto o a ragione, eroico valore non ci faranno mai sentire la loro mancanza. Meglio però trovarli sulla carta che sulla strada. Nei classici abbiamo più probabilità di riconoscere i nostri simili, di accettarli e di amarli (di accettarci e amarci perciò) nonostante tutto. Classici sono i libri che sappiano rivelare una sufficiente affinità elettiva per chieder loro vicinanza discreta e perenne. Son quegli amici che possiamo abbandonare ma che non ci abbandonano e anzi, per dire con Cicerone, nobiscum rusticantur, con noi vengono anche in campagna. Si impara con loro a giudicare e sentire come loro. Se Pontiggia fosse già un classico o lo diventasse si potrebbe aggiungere facilmente la centesima miniatura d'autore. Parafrasando Feuerbach, si può dire che l'uomo è ciò che legge? Leggendo questo libro si sospetta di sì e vien da dire con Brodskij che "al momento della lettura voi diventate ciò che leggete (...) la sua epifania o rivelazione vi appartiene, è vostra". Ma da cordiale e fuggente genio epifanico Pontiggia è assistito anche al momento della scrittura.
recensioni di Fornaro, P. L'Indice del 1999, n. 02
nove miniature d'elzeviro (eran prima articoli del "Corriere della Sera" e di "Panorama") a dar rappresentanza di altrettanti libri e altrettanti auctores maggiori, minori - come le arti dell'immaginaria città tutta operante in lettere - e anche minimi. C'è Lucrezio, ma ci sono anche le anonime e oscure Argonautiche orfiche. Ovidio compare opportunamente due volte (per i Tristia e per le Metamorfosi) ma una volta sta tra Machiavelli e Dickens, un'altra fra Samuel Johnson e Tomaso Garzoni.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore