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Thomas Merton (Prades 1915 – Bangkok 1968), monaco trappista e poeta, ha saputo trasformare la sua ricerca contemplativa ed eremitica in un ponte per il dialogo con il mondo moderno e con le religioni orientali. “La montagna dalle sette balze” è il diario del suo cammino interiore lungo le infinite vie della conversione che l’ha fatto conoscere al grande pubblico. Dal comunismo, all’assenza di fede, all’inquieta e controversa spiritualità, fino all’ingresso nel cristianesimo; dalle scuole francesi e inglesi, dalle università americane alle durezze di un convento trappista del Kentucky, con tutte le anomalie di un modo di vivere medievale trapiantato nel cuore degli USA, il viaggio di Merton conosce soste cadute e disperazione come quello di Dante a cui il titolo si rifà. Per la contemplazione cristiana Merton rimanda all’azione dello Spirito. Commentando un brano della prima lettera di Giovanni (1 Gv 2,20.27) scrive: “E’ evidente quindi che lo Spirito santo è dato a noi come vero e proprio dono di Dio: donum Dei altissimi. Come dice Tommaso d’Aquino, egli è veramente nostro possedimento, il che significa che egli è diventato per così dire il nostro stesso spirito, che parla all’interno del nostro essere. E’ lui che diventa, per così dire, il nostro io spirituale e divino, e in virtù della sua presenza e delle sue ispirazioni noi siamo altri Cristi e operiamo come tali. Da lui e per lui noi siamo trasformati in Cristo. E’ chiaro dai vangeli e dalle epistole del Nuovo Testamento che lo Spirito santo ci è dato come principio personale di amore e di attività nell’ordine soprannaturale, che ci trasforma in Cristo. La vita di contemplazione, quindi, non è semplicemente una vita di tecniche e di discipline umane, ma è la vita dello Spirito santo nel più profondo delle nostre anime. Tutto il compito del contemplativo consiste nell’abbandonare quello che è meschino e banale nella sua esistenza e nel fare tutto quello che può p
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