Il conte T.
di Viktor Pelevin
Un prete ortodosso e un poliziotto viaggiano nello scompartimento di un treno e vedono dal finestrino la tenuta del conte Tolstoj. Il poliziotto sta dando la caccia al proprietario di quella tenuta e sa che il prete seduto davanti a lui è proprio il conte T. travestito. Questi, maestro di arti marziali, scoperto, reagisce e scappa buttandosi nel fiume. Per salvarsi sale su una barca, dove incontra una principessa e parla per la prima volta con un essere che gli appare come un'ombra e che comincia a instillargli strani dubbi sulla sua identità e sul fatto che lui non ricorda niente. Il mattino seguente T. scopre che la principessa e tutto l'equipaggio della nave sono stati assassinati dal poliziotto e dai suoi uomini. Scappa dalla barca e incontra ancora quell'essere strambo che si chiama Ariel che gli confessa di essere il suo creatore, e che in realtà T. non è altro che un personaggio di un suo romanzo. T. è combattuto, non sa se credergli perché lui sente di esistere e prosegue il suo viaggio verso la sua meta, il monastero di Optina. Ma perché deve andarci? Anche a questo sa rispondere Ariel: in realtà T. deve rappresentare Tolstoj nel suo ultimo viaggio verso quel monastero dove, ormai scomunicato, ritornerà fra le braccia della Chiesa, cosa che in vita all'autore non è riuscito di fare. Serve per ingraziarsi la Chiesa e spillare loro un po' di soldi. Non ancora convinto, T. prosegue il suo viaggio, costellato di vari episodi. Poi la notizia: l'equipe non proseguirà più a scrivere il romanzo, la casa editrice è fallita, ogni autore si dedicherà ad altri progetti. Ariel, per esempio, collaborerà alla realizzazione di uno "sparatutto", un videogioco ambientato nella Pietroburgo di Dostoevskij, dove Dostoevskij stesso spara a zombie e ne estrae l'anima. Nella trama si infila anche T., che gli diventa amico. Dostoevskij aiuta T. ad Optina. Dopo l'ennesimo scontro a fuoco, T. si risveglia nei panni di Tolstoj.)
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