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Come già nel suo precedente _Algoritmi di libertà_, anche in questo libro Michele Mezza dà voce alla sua preoccupazione sugli algoritmi che stanno disumanizzando il nostro mondo. Stavolta parte dalla pandemia Covid, o almeno dalla prima ondata - il libro è uscito alla fine del 2020 - e dal suo aver cambiato tutto ma non nel modo previsto: le idi di marzo, le definisce, facendo un paragone con Bruto e Cassio che uccidendo Cesare volevano mantenere i loro privilegi e invece hanno accelerato l'avvento dell'impero romano. Personalmente non sono molto convinto di come Mezza tratta gli algoritmi: mi pare che per lui l'algoritmo coincida con il suo uso, mentre dal mio punto di vista c'è una bella differenza tra programma, dati e significato associato. Trovo invece molto interessante l'inciso su giornalismo e pandemia, e sono certo che in molti apprezzeranno le pagine dedicate al rapporto tra politica, medicina e dati come anche la parte su come la sinistra potrebbe sfruttare gli insegnamenti di questa pandemia per ripartire. Anche la postfazione di Andrea Crisanti è molto utile sia per capire come la metrologia (più che la scienza) non può darci risposte precise, che per comprendere la differenza tra R0 e Rt, e pertanto la logica almeno teorica delle misure di contenimento; poi sappiamo che la pratica è quel che è. In generale, sono convinto che testi come questo, anche se non facili, sono molto utili per costringerci a vedere le cose in modo diverso e mettere in discussione gli assunti che spesso abbiamo fatto nostri senza averci davvero pensato su. Come già nel libro precedente, poi, i QRCode per aprire direttamente le molte fonti sparse per il libro sono davvero utili.
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